Livorno, 4 dicembre 2024 – “Il progetto è finanziato dall’Agenzia Spaziale Italiana, di cui noi siamo primi contraenti. Relizzeremo in tutto e per tutto l’oggetto: un incubatore che permetterà di fare esperimenti in maniera autonoma a bordo di una nuova navicella, che si chiama Space Rider”. David Zolesi, presidente e direttore generale di Kayser Italia, storica azienda aerospaziale con sede in via di Popogna, riassume così il progetto ’BioRider’ che si inserisce in una “nuova iniziativa che si inquadra nel post-ISS, perché la Stazione Spaziale Internazionale sta invecchiando e attualmente per il 2030 è previsto che venga dismessa – sottolinea – Il futuro degli esperimenti in assenza di gravità è appunto Space Rider, che parte con un razzo e rientra tipo lo Space Shuttle. Ma senza equipaggio. E a bordo, in modo autonomo, si portano avanti gli esperimenti”. E’ ciò che sarà all’interno dell’incubatore a essere stato realizzato da Kayser Italia.
“Durante il volo inaugurale di Space Rider, a bordo del quale si troverà l’incubatore, sarà possibile effettuare tre esperimenti – spiega Zolesi – Il primo è CyanoTechRider della professoressa Daniela Billi docente di Astrobiologia e Biologia Sintetica nel dipartimento di Biologia dell’università di Roma Tor Vergata, che consentirà di valutare l’effetto della microgravità sull’efficienza della riparazione dei danni al Dna, utilizzando il cianobatterio. I risultati saranno tasselli utili per comporre il puzzle dei viaggi verso Marte, mettendo a fuoco quali danni potrebbero subire gli astronauti”. Insomma, un test in orbita per valutare la possibilità di riparare, in microgravità, i danni indotti al Dna di batteri. “Il secondo esperimento si chiama Exovector del professor Nicola Baldini dello Ior. E’ incentrato su alcune piante – come il limone – per valutare il modo in cui si evolvono e reagiscono in assenza di gravità. Fondamentalmente, l’obiettivo è trovare contromisure antiossidanti che poi possono servire anche sulla Terra, oltre che per l’esplorazione di un altro pianeta. Infine abbiamo un terzo esperimento, Acquarius, della professoressa Debora Angeloni del Sant’Anna di Pisa, su delle piccole larve di invertebrati che saranno messe in un acquario e in pratica si potrà anche in questo caso osservare quali saranno mutazioni del Dna e patologie che compariranno, in organismi che appunto vengono utilizzati come modelli”.
“Abbiamo sviluppato sia l’incubatore che l’hardware degli strumenti per realizzare gli esperimenti – conclude il presidente di Kayser – Si tratta di un’occasione importante perché l’Europa torna a giocare un ruolo di primo piano nel campo della microgravità. Si fa un accesso allo Spazio e un rientro a terra di campioni di biologia non più andando sulla Stazione Spaziale Internazionale ma attraverso un qualcosa di nostro, di indipendente. Tutto ciò apre la strada a nuovi possibili sviluppi futuri, e in questo Kayser è di nuovo al centro della scena in partnership anche con l’Esa per essere aggregatori e fornitori di servizi a bordo di questo nuovo mezzo. All’incubatore lavoriamo in via di Popogna, siamo già all’opera: il lancio è per il 2026. A inizio 2025 avremo i primi prototipi, consegneremo a fine 2025-inizio 2026 il modello finale”. In attesa del lancio dallo spazioporto europeo della Guyana Francese a bordo del vettore dell’Esa Vega C.