La speculazione e le risposte che servono

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Luca

Filippi

Le bollette di luce e gas sono, in questo momento e probabilmente anche nei prossimi mesi, il problema numero uno. Lo vediamo dalla cronaca giornaliera con imprese che rischiano di chiudere per gli alti costi dell’energia e le difficoltà delle famiglie. L’Arera ha comunicato l’aumento delle tariffe dell’energia elettrica per il mercato tutelato, cioè quello delle famiglie: +59%, un record mai visto. In settimana arriveranno aumenti simili per il gas. Questo inverno sarà molto complicato. Ma veramente i costi sono così alti per gas ed energia elettrica? In realtà no, le quotazioni salgono a dismisura quando sui mercati si teme che di un certo prodotto di largo consumo non venga assicurata la fornitura. Era già successo nell’autunno 1973. Il conflitto in Medio Oriente (la guerra del Kippur) provocò la drastica riduzione delle esportazioni di petrolio dai Paesi Arabi e il prezzo si impennò. In Europa e Occidente la benzina fu di fatto razionata. Ne uscimmo con la ripresa della ricerca di pozzi di petrolio, dal Mare del Nord, alla Norvegia, agli stessi Stati Uniti, Nigeria, Venezuela e con la diversificazione delle fonti, ricorrendo all’epoca al metano. Il solo annuncio della scoperta di un nuovo campo petrolifero faceva scendere il prezzo del barile.

Oggi, con la chiusura dei gasdotti russi, l’impennata dei prezzi riguarda il gas. E ne potremo uscire allo stesso modo, diversificando le fonti energetiche con l’aumento di rinnovabili, e con approvvigionamento di gas alternativo, consentito dai rigassificatori. Il solo annuncio della realizzazione degli impianti in Italia e Europa ha già in parte contenuto il prezzo (che era sopra i 300 dollari al megawattora e ora è sui 200). Ne usciremo solo con interventi strutturali, oppure distruggeremo il nostro tessuto di imprese e torneremo a vivere nelle case con candele e caminetti come 100 anni fa.