L’ultimo mancinaio: "Ho trascorso più ore sulla gru che in famiglia, ora il testimone a mio nipote"

Andrea Pizzi, figura di riferimento al Terminal Calata Orlando: "Tra pochi mesi andrò in pensione, ho amato molto questo lavoro. Per me una continua crescita, ogni giorno ho imparato qualcosa"

Andrea Pizzi (Foto Novi)

Andrea Pizzi (Foto Novi)

Livorno, 2 luglio 2023 – “La prima volta che mi urlarono “Ehi mancinaio!” non capivo a cosa si riferissero. La mancina é la gru di grossa portata e io posso dire di essere l’ultimo mancinaio".

Andrea Pizzi tra pochi mesi andrà in pensione. Lascerà il testimone di famiglia all’interno del Terminal Calata Orlando - presidente Roberto Alberti, direttore Riccardo Mataresi – a Federico, il nipote di 24 anni che promette bene. Andrea non é un gruista, è ’il’ gruista, quel professionista che con precisione certosina riesce a mettere qualsiasi tipo di merce nel punto giusto e nel minor tempo possibile. Un’abilità che ha maturato negli anni, da quando - nelle file dell’Azienda Mezzi Meccanici - alzò la mano per prendere il posto di un anziano che si era fatto male.

"La gru è stata un grande amore - dice Andrea - ho trascorso più ore a bordo di una gru che con la mia famiglia. Ed é stato un lavoro bellissimo, con cambiamenti continui perché le macchine e le merci sono cambiate. Sono cambiati i tipi di traffici, agli inizi degli anni ’80 c’erano pianali carichi di tutte le tipologie di materiali, su una nave si caricava dall’ago al milione. E per il gruista era un continuo cambiare attrezzi per l’imbarco e lo sbarco. Poi c’erano quattro squadre di portuali, stivatori, c’erano i finanzieri. Il gruista era sempre uno".

Andrea racconta com’è riuscito a mantenere alta la passione per questo lavoro che, solo all’apparenza, può sembrare ripetitivo. "Bisogna leggere le situazioni e credere fino all’ultimo giorno che puoi migliorare. Anche oggi riesco a sfidarmi, come? Potrei migliorare nella conduzione del mezzo, ad esempio. Quando vai veloce rischi di perdere un po’ di precisione, come i campioni dell’automobilismo limi i millesimi. Poi arriva una nave e il gruista esperto non chiede cosa c’é: monta sul mezzo e lavora e lo può fare perché ha avuto una formazione completa, che affonda le radici negli anni in cui dovevamo cambiare in continuazione gli attrezzi".

Oggi il lavoro è molto specializzato: "Chi sposta container – dice Pizzi – e sa fare quello, chi sposta cippato ugualmente. Io sono l’ultimo mancinaio perché ho spostato di tutto".

Andrea tramanda l’arte al nipote: "E‘ bravo perché vuole dimostrare soprattutto a me, che ho messo fiducia in una persona che se lo meritava. In questo lavoro io e mio nipote abbiamo perfezionato la nostra conoscenza. Avere un altro col mio stesso nome mi permette di andare in pensione con meno rammarico".

Guarda dal basso quel mezzo sul quale è salito migliaia di volte: "La gru per me é stata una grande compagna di vita, ho sempre cercato il limite per vedere dove si può arrivare. Per fare bene il tuo lavoro devi fare sempre una gara con te stesso per migliorare, non per apparire. E’ la vera sa sfida di ogni lavoratore. Oggi il gruista lavora con due joystick, quando ho iniziato io si lavorava in piedi sulle gru a pappagallo e dovevamo manovrare quattro leve. Eravamo dei funamboli".

Michela Berti