Maltratta la convivente per anni. Il Comune si costituisce parte civile

Decisione ‘storica’ della giunta. "Risarcimento per le vittime di violenza"

Il vicesindaco Stella Sorgente

Il vicesindaco Stella Sorgente

Livorno, 11 gennaio 2019 - In Toscana è la prima volta che accade. E in tutta Italia, finora, ci sono stati solo pochissimi casi. Il Comune di Livorno, infatti, tramite una delibera di giunta di pochi giorni fa ha deciso di costituirsi parte civile in un procedimento penale per maltrattamenti e lesioni a danno di una donna. Sul banco degli imputati l’ex compagno sessantenne, con cui la signora in questione aveva iniziato a convivere più di 5 anni fa, nel 2013. Una storia di vessazioni e violenze continuate e perpetrate nel tempo, con la vittima che spesso e volentieri è stata costretta a ricorrere alle cure del pronto soccorso. A volte denunciando, altre volte evitando per paura di ritorsioni. Il primo Comune a fare qualcosa di simile è stato quello di Troina, in Sicilia, nel corso del 2018. Ma in quel caso si parlava di stalking.

La giunta M5s così, valutata l’opportunità di procedere in questa direzione, ha fatto studiare le carte del procedimento all’avvocatura di palazzo civico e poi ha presentato richiesta di costituzione di parte civile nel procedimento penale che ha preso il via nei giorni scorsi. La prima udienza c’è già stata, e l’accoglimento della richiesta dovrebbe avvenire alla fine del mese di marzo.    Il motivo di tale scelta? «L’interesse pubblico – si legge nella delibera – perseguito dal Comune di Livorno a contrastare la violenza di genere, un fenomeno che colpisce le famiglie, le comunità e la società in generale e costituisce una violazione dei diritti umani». Il Comune infatti è anche partner della Rete Antiviolenza Città di Livorno e opera insieme ad altri soggetti nell’attivare sul territorio azioni integrate d’intervento a favore di donne e minori che subiscono violenza «contribuendo – chiude la delibera – a garantire un tempestivo intervento e forme di aiuto appropriate».

L’avvocatura civica ha chiesto al tribunale la condanna dell’imputato con risarcimento dei danni non patrimoniali, quali danni morali soggettivi, «conseguenza dei gravi fatti per cui è causa, danni che fin d’ora si quantificano in misura non inferiore a 5.000 euro (oltre ad una provvisionale immediatamente esecutiva non inferiore a 2.000 euro)». Dove finiranno, eventualmente, questi soldi? «Saranno destinati ad azioni di prevenzione e contrasto alla violenza di genere». Se in Sicilia il tribunale di Enna ha accolto la richiesta del Comune di Troina, a Trento, per esempio, nel 2015 il giudice disse ‘no’. A fine marzo sapremo se riguardo al caso di Livorno le cose andranno diversamente.