Morti in corsia, assolta Fausta Bonino

Piombino, in corte d’appello ribaltata la sentenza di primo grado che l’aveva condannata all’ergastolo

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Era stata condannata all’ergastolo. Ma ieri la sentenza di primo grado è stata ribaltata: Fausta Bonino, l’infermiera accusata delle morti in ospedale a Piombino, è stata assolta perché il fatto non sussiste. La Corte d’assise d’Appello di Firenze ha ritenuto decisive le testimonianze di quattro persone, tra medici e infermieri dell’ospedale Villamarina. I quattro testimoni hanno riferito al processo che l’accesso al reparto dove era in servizio Fausta Bonino fosse possibile anche senza badge di riconoscimento del personale autorizzato. E quindi anche altre persone, oltre alla Bonino, avrebbero potuto somministrare i farmaci ai pazienti. Viene a cadere così il castello accusatorio che si basava sull’ipotesi che solo l’infermiera di turno avrebbe potuto eseguire le iniezioni di eparina.

L’avvocato Vinicio Nardo, legale di Fausta Bonino spiega: "Sono state fondamentali le testimonianze, ma anche l’evidenza di altri elementi che in primo grado erano stati ritenuti certi ma che certi non erano, quindi la catena del ragionamento accusatorio si è spezzata in più punti". "Aggiungo – continua l’avvocato Nardo – che la corte di appello di Firenze ha avuto uan grande professionalità nell’esaminare tutto il processo senza dare nulla per scontato, ma svolgendo tutti gli accertamenti necessari".

Fausta Bonino, in aula a Firenze, al momento della lettura della sentenza, inizialmente non ha capito bene che cosa stava accadendo. "Ancora non ci credo" sono state le sue prime parole. Poi il pianto liberatorio: "Non potevano accusarmi – ha detto – per delle menzogne dette da qualcuno, non c’era altro".

In primo grado il gup del Tribunale di Livorno, il 19 aprile 2019, aveva condannato all’ergastolo Fausta Bonino, riconoscendone la colpevolezza solo per quattro delle dieci morti sospette. E in Corte d’Appello il sostituto procuratore Fabio Origlio aveva chiesto la condanna all’ergastolo per nove dei dieci casi contestati, le morti dei pazienti avvenute nel reparto di rianimazione dell’ospedale Villamarina di Piombino dove la donna lavorava, tra il settembre del 2014 e il settembre del 2015. Ma l’avvocato Vinicio Nardo ha citato quattro testimoni che appartengono al personale sanitario, la caposala Agostini, e poi Filippi, Lunghini e Cordoni. I quali hanno spiegato che c’erano più porte accessibili per entrare nel reparto e quindi l’ipotesi che solo la Bonino potesse essere responsabile, non reggeva. Da qui l’assoluzione. Possibile che la procura di Livorno ricorra in Cassazione? "Vedremo – spiega l’avvocato Nardo del Foro di Milano – aspettiamo le motivazioni della sentenza. Immagino che, se le motivazioni saranno di un certo tipo, ci sia poco spazio per un ricorso". La Bonino è stata condannata solo per ricettazione di farmaci (un anno e mezzo, pena sospesa) che comunque non hanno niente a che vedere con l’eparina.

Luca Filippi

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