Quella nave che turbò il granduca di Toscana

Un episodio del 1817 mostra lo spirito ribelle della nostra città anche in piena Restaurazione. I preoccupati dispacci della polizia

Napoleone Bonaparte

Napoleone Bonaparte

Ribelli, sempre. Luogo comune che perseguita la nostra città o verità assoluta? Un piccolo episodio, sembrano dar ragione alla seconda ipotesi. Vediamo perché. "Ma come, abbiamo appena cominciato e già scoppiano grane?". Scuote la testa l’ispettore di polizia di Firenze Giovanni Chiarini. Sibila, a denti stretti: "Quei livornesi, sempre gli stessi...". Siamo nel 1817, da appena due anni è entrato a pieno regime l’apparato poliziesco-repressivo post Congresso di Vienna, e la nostra città già rompe le uova nel paniere. I fatti. Il 28 giugno 1817 arriva una nave americana. Le autorità entrano in allarme: perché sono qui? Nessun dubbio: vogliono eccitare gli “spiriti turbolenti”. In sostanza, la paura dei bonapartisti, nonostante Napoleone sia lontano lontano, è ancora fortissima. Parecchi ‘sospetti’ fanno subito amicizia con gli statunitensi che alloggiano “Al Globo Antica pensione svizzera” in via Ferdinanda 8 (ora via Grande) e, dai loro discorsi, si evince che – recita una nota della polizia - "hanno uno spirito liberale, idee equivoche e massime di deciso favore a Napoleone e ai suoi partigiani". Già, i “partigiani”. Chi sono? Perché alcuni ufficiali e sottufficiali dell’esercito granduchista chiacchierano amabilmente con l’equipaggio americano? Oppure, ancora, perché molti cittadini si recano dal console americano Appleton, in via Goldoni 10? E poi, tutti quei sospetti ‘illustri’ che turbano i sonni della polizia. Giovan Luca Poggi, còrso, futuro protagonista del Risorgimento. Per non parlare dello svizzero Pietro Senn, una bottega in via del Toro 1, sposato con una sorella di Giovan Pietro Vieusseux, fra i più accaniti sostenitori della necessità di una ‘strada ferrata’ tra Livorno e Firenze. E molti altri ancora. Che fare? Assistere passivi alla festa per l’Independence day del 4 luglio? Poi, la svolta: la nave americana molla le ancore il 18 luglio. "Grazie a Dio", scrive l’ispettore di polizia. Ma non è che l’inizio. Sta per cominciare l’epopea risorgimentale. Con quei rompiscatole dei livornesi. Ribelli. Sempre. francesco ghidetti