Quarant’anni al servizio di Piombino

Va in pensione il dirigente della Digos Enrico Barbagallo, una vita tra manifestazioni e sicurezza pubblica

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Una vita al servizio derlla città. Enrico Barbagallo, 60 anni ieri, ispettore superiore del Commissariato di polizia di Piombino, dopo 41 anni di servizio, da domani è in pensione. Barbagallo arriva a Piombino nel 1982 e non la lascia più. Qui ha formato la sua famiglia, qui ha scelto di vivere. Ha visto Piombino cambiare, ha vissuto in prima persona tutti i fatti più significativi del territorio, gli scioperi, le lotte sindacali, le trasformazioni di una società, generazioni di ragazzi.

Quarant’anni a Piombino a fianco della gente, fra la gente.

"Quando sono arrivato avevo 19 anni, ho visto la città cambiare, tutti i cambiamenti culturali, economici. Il turismo non esisteva. Era un altro mondo".

Responsabile della squadra informativa, la Digos, ha vissuto in prima persona tutte le lotte sindacali.

"Tutte, lo sciopero dei 40 giorni, Dalmine, Magona, i cambiamenti in fabbrica, le manifestazioni che giustamente gli operai facevano per garantirsi il pane. Il blocco delle stazioni ferroviarie di Campiglia e San Vincenzo. E siamo sempre riusciti a gestire le forti agitazioni".

Ma non solo lotte sindacali.

"Fra le molte vicende ricordo quella di Riva Verde, le manifestazioni studentesche, i cambiamenti della città, lo sviluppo dei quartieri, dei locali, le discoteche. Una città che è profondamente cambiata".

Di cosa va più orgoglioso?

"Che nei momenti difficili delle manifestazioni sindacali, quando il clima era incandescente e le lotte dure, siamo sempre riusciti, dialogando, a gestire al meglio le situazioni, senza violenza".

Cosa invece ricorda con estremo dolore.

"Quando mi chiamava Valerio Franceschini (capo della scientifica) per andare in fabbrica dopo infortunio mortale. Ho visto tanti, troppi, giovani morire. Lì ho sofferto tanto. E un altro dolore è stata la morte di Fabrizio Romoli, il collega che si è tolto la vita, sparandosi, sulla mia scrivania in commissariato, quasi dieci anni fa".

Ha visto Piombino cambiare e adesso la situazione non è semplice. Di cosa ci sarebbe bisogno secondo lei per tentare di migliorare?

"Un po’ di coesione. Di unità. Dovremmo fare tutti un passo indietro per stare tutti insieme. Lasciare da parte la politica e tentare di lavorare per lasciare qualcosa di bello ai i nostri figli, prima che la gente vada via. Un ruolo importante lo dovrebbe svolgere la scuola".

Dopo 41 anni lascia la polizia. Chi vorrebbe ringraziare.

"Ringrazio i miei dirigenti, i colleghi, le altre forze di polizia con cui ho collaborato, i sindaci della Val di Cornia, le forze politiche, le organizzazioni sindacali e tutte le maestranze degli stabilimenti siderurgici. Un ringraziamento particolare alla città di Piombino che mi ha ospitato e coccolato in tutti questi anni facendomi sentire al sicuro, alla mia famiglia che ha saputo gestire i miei sbalzi d’umore, per la mia professione. È stata un’esperienza bella soprattutto perché mi ha dato la possibilità di aiutare i meno fortunati. Grazie di cuore".

E adesso?

"Ora sto a casa con la mia famiglia. Sono andato per la prima volta a fare la spesa con mia moglie. Non mi sembrava vero. Poi al futuro ci penserò".

Maila Papi