Siamo indietro sulla sicurezza in tutti i campi

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Luca

Filippi

Ogni motociclista lo sa: quando un’auto si affaccia a un incrocio, c’è sempre la preoccupazione che non rispetti la precedenza. Due chilometri in motorino in centro a Livorno, come in altre città, significano almeno dieci passaggi a rischio, dieci potenziali pericoli.

William De Rose, poco più di un anno fa, aveva caricato su Tik Tok il video di un percorso di consegna ripreso dalla sua telecamera sul casco. Le immagini fanno vedere che un’auto si immette improvvisamente in strada e William riesce ad evitare l’impatto. Ma non sempre va bene. Per una tragica coincidenza nel video si tratta della stessa strada e praticamente dello stesso punto in cui è avvenuto il terribile incidente di venerdì sera.

In alcuni settori abbiamo fatto enormi progressi, ma sul fronte della sicurezza dei lavoratori siamo ancora molto indietro. E’ chiaro che gli addetti alla consegna del cibo che si muovono con biciclette o scooter nel tessuto urbano sono esposti ai pericoli del traffico come tutti i cittadini che si spostano su due ruote. Il problema è proprio questo e non riguarda solo la strada, ma tutti gli ambienti di lavoro e domestici. Bisogna creare le condizioni per una ’sicurezza di fondo’, con un’organizzazione a prova di errore. Certi incroci sono potenzialmente pericolosi perché c’è poca visibilità, altri tratti di strada sono a rischio per le buche o auto in sosta vietata. E poi c’è il fattore umano, il mancato rispetto delle regole.

In questi mesi, di ripresa economica dopo la pausa covid, a Livorno e provincia il numero degli incidenti sul lavoro, dal porto ai cantieri stradali, è semplicemente inaccettabile. I riders sono una nuova categoria di lavoratori che non può essere di serie B, nè per l’aspetto economico, nè per la sicurezza. Non si può morire per consegnare una pizza.