Silvia Maggini: “La mia vita da mistica e selvaggia all’isola d’Elba” / Video / Foto

Negli anni ‘90 lasciò Prato per trasferirsi qui. Coltiva il grano, alleva pesci, sta costruendo un suo nido a mano. “E col tamburo celebro il passaggio delle stagioni”

Silvia Maggini

Silvia Maggini

Ortano, Rio (Isola d’Elba, Livorno), 24 luglio 2023 - Il progetto di vita di Silvia Maggini ci ha incuriosito cosi tanto da presentarci nella sua casetta sopra Ortano (Rio, isola d’Elba) alle prime luci dell’alba.

Abbiamo scoperto una specie di Eden fatto a mano con un laghetto di fitodepurazione, un annesso in costruzione fatto solo di materiali riciclati e naturali, la macina per la farina, i saponi artigianali, gli olii essenziali, le marmellate, le ceramiche. E dopo la Silvia coi piedi ben piantati per terra e le braccia tornite di chi lavora sul campo, abbiamo conosciuto l’altra.

Quella seduta sul prato con il tamburo sciamanico in mano tra un asino e il canto del gallo. La Silvia degli spiriti. La Silvia “mistica e selvaggia” come ama definirsi lei stessa sui social. Quella che ha trascorso 36 ore in una grotta dove ha vissuto un’esperienza incredibile. E ovviamente ci siamo fatte poi portare anche lì, a piedi scalzi sugli scogli e con il vento in fronte. Ma cominciamo dal principio.

Le foto

Silvia Maggini, la mistica selvaggia dell'isola d'Elba (Foto di Valerie Pizzera)

Silvia, qui stai facendo un grande lavoro. Spiegaci meglio nel dettaglio cosa c’è.

"Allora, con una tubazione ho fatto convogliare tutte le acque grigie di casa in questo bacino sottostante dove l’acqua viene ulteriormente depurata dalle piante. Chiaramente in casa non uso nessun tipo di detersivo o sapone chimico, solo saponi artigianali fatti da me o acquistati da amici. Nel laghetto ci sono anche i pesci medaka, i pesci giapponesi che stanno nelle risaie e mangiano le zanzare. Avevo provato con i pesci rossi ma erano troppo delicati”.

E che cosa fai con quest’acqua?

"Intanto l’acqua non va sprecata perché è sacra. Poi la uso per irrigare i miei alberi da frutto che hanno solo varietà autoctone innestate da Sergio Capecchi di Marina di Campo. Per ora quattro alberi: pero, melo, fico e susino”.

Cos’altro hai fatto?

"Sto costruendo questo annesso/dépendance che diventerà il mio nido fatto a mano. Lo sto realizzando con l’aiuto del Mastro legnaio artigianale Laerte che è bravissimo. Il pavimento è stato isolato da uno strato di bottiglie di vetro riciclate, la struttura rinforzata con delle vecchie travi che venivano buttate via, l’intonaco è fatto di terra e fieno, le finestre sono riciclate e c’è anche una vasca termale che si riscalda con in fuoco”.

La video intervista

Da quanto tempo vivi qui?

"Sono venuta qui da Prato negli anni ‘90 con il mio ex compagno e mio figlio, poi abbiamo deciso di rientrare a Firenze. Poi sono tornata sullo scoglio, stavolta da sola. Ho sempre desiderato evadere dalla città, vivere a piedi scalzi. Pensavo inizialmente di andare all’estero, in un’isola tropicale da sogno, poi si è presentata questa occasione".

Vivi da sola?

"Si, ma sola non sono mai. È importante trovare delle anime affini per realizzare i sogni. Con Gianluca Paoli, un elbano che ha dei campi a Rio, San Felo e Ortano, facciamo il pane. Lui ci mette i campi e il trattore, io ho comprato un seme speciale che è una miscela di grani diversi, si chiama “popolazione evolutiva”. Poi abbiamo avuto per fortuna l’aiuto di una rete isolana di amici per la raccolta che è molto faticosa. Il grano è anche difficile da stoccare perché viene facilmente attaccati dagli insetti e dalle muffe”.

Prima di intraprendere questo progetto che cosa facevi?

"Ho fatto di tutto, la scuola di moda poi la danza, la ceramica, i mercatini. Quando sono arrivata all’Elba ho fatto con grandissimo piacere la spazzina, mi piaceva pulire le strade con la vista sul mare e dare il buongiorno alle persone".

Cosa fai con il tamburo sciamanico?

"Celebro i passaggi delle stagioni e le ritualità legate ai cicli lunari e solari. Il ritmo del tamburo mi connette ad uno stato alterato di coscienza e mi fa nascere un canto spontaneo che è un’espressione dell’anima. Chiudendo gli occhi senti ciò che è fuori e dentro di me nello stesso tempo. Gli spiriti sono intorno a noi e possiamo connetterci con loro, io dialogo con lo spirito del luogo ma anche con quello di persone che non ci sono più come mia mamma. Mia mamma si è suicidata quando avevo 9 anni e questo suo coraggio di togliersi la vita mi da la forza per vivere la mia fino in fondo, cercando di realizzare tutto quello che desidero scacciando la paura".

Raccontaci l’esperienza che hai vissuto nella grotta

"Sono stata 36 ore con una coperta, un po’ di pane e acqua in grotta che ho trovato sulla scogliera vicino alla spiaggia di Ortano, un luogo che amo e dove vado anche a fare il bagno in tutte le stagioni. È stato a novembre, nel periodo del Samhain celtico che celebrava la fine dell’estate, poi diventata la festa di Halloween e infine cristianizzata dai cattolici in festivita di Tutti i Santi. Mi ha spinto la voglia di tornare all’essenzialità. Il sole, la luna, il mare, l’aria, la scogliera, la grotta, il contatto con gli elementi che sono fuori ma anche dentro di noi, mi hanno permesso di ritrovare un’essenzialità ancestrale. La prima notte ho avuto freddo, mi sono bagnata nel mare che era caldo, ad un certo punto ho iniziato a fare il verso degli indiani, quello che facciamo da piccoli per gioco, ma in una forma molto più potente e tribale. Non so se ho evocato una mia vita passata o lo spirito di un guerriero indiano è venuto a trovarmi. È stato bellissimo”.

di Valerie Pizzera