Scoperta frode "carosello" legata al pellet: evasa Iva per 16 milioni, decine di indagati

L'indagine della Guardia di finanza è partita da Cecina e si è rapidamente estesa a livello internazionale

Guardia di finanza

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Livorno, 17 settembre 2020 - La Guardia di finanza di Cecina si è insospettita quando ha notato che gli acquisti di un modesto negozio di articoli ortopedici cecinese erano passati in pochi mesi da 100mila euro alla bellezza di 15 milioni. E' partita da lì l'operazione denominata "Confusion" che ha portato alla luce una enorme truffa legata al pellet.

Un’inchiesta diventata ben presto internazionale, partita nel giugno 2018 e divisa in due fasi. Nella prima l'attenzione si è concentrata sulle fatture e sui crediti Iva: è stato scoperto e bloccato dai finanzieri un  sistema di compensazioni di debiti tributari accollati da dieci soggetti tra Roma, Piedimonte Matese (Caserta) e Civitavecchia (Roma) con, al centro, in qualità di accollante, la Srl di Cecina la quale vantava un credito Iva per 3,2 milioni di euro giustificato però dall’utilizzo di 15 milioni di euro di fatture false ricevute nel 2017 per un simulato acquisto di un capannone in Carsoli (L'Aquila). Il tutto con l’ausilio di tre consulenti fiscali in provincia di Roma che hanno apposto il necessario visto di conformità sulla dichiarazione annuale e procacciato i debitori dello Stato (le società accollate) i quali hanno saldato le loro pendenze erariali mediante le compensazioni con il finto credito Iva. Un sistema lecito ma che in questo caso serviva a mettere in piedi una grande evasione fiscale. Attraverso l’istituto dell’accollo infatti, il debitore (l’accollato) e un terzo (l’accollante, la Srl cecinese) stipulavano un contratto in base al quale quest’ultimo, che vantava crediti d’imposta non spettanti, si accollava il debito d’imposta che il primo aveva nei confronti dell’erario a fronte della percezione di un “compenso” di importo inferiore all’ammontare del debito medesimo; il vantaggio per l’accollante consisteva nella possibilità di monetizzare in fretta il credito Iva (comunque non autentico) ottenendo somme mediamente pari al 50% del debito accollato; ad esempio, se il debito era di 10.000 euro, l’originario debitore (ossia l’accollato) corrispondeva 5.000 euro all’accollante (la Srl cecinese) la quale estingueva il debito erariale acquisito mediante compensazione con l’Iva a credito. Credito però creato ad arte.

Nella seconda fase è stato messo in luce un reticolo di “scatole vuote” e rapporti inesistenti in tutta Italia, sempre finalizzato all’evasione dell’IVA. In questo caso l'azienda di Cecina - con a capo un prestanome ma di fatto gestita dal principale indagato, un 42enne genero dell’ex commerciante di articoli ortopedici, originario di San Vincenzo poi trasferitosi a Bergamo e solo formalmente residente in Romania - dal 2018 ha anche spostato la sede aziendale a Bari, cambiando denominazione e dichiarando di esercitare oltre che la compravendita di articoli ortopedici, pure quella del pellet, in assenza di idonee strutture commerciali: nessun capannone quindi, né magazzini, nessun mezzo di trasporto. Infatti, tutte le società della maxi frode Iva avevano solo caselle postali o uffici dove far girare le fatture per operazioni inesistenti.

Il Gip di Livorno ha già emesso, in relazione alla prima fase delle indagini, un decreto di sequestro preventivo per 6,3 milioni di euro. I sigilli sono stati apposti a tre terreni agricoli a Velletri, 7 unità immobiliari tra negozi e capannoni industriali sempre a Velletri e a Paliano (Frosinone) e anche disponibilità finanziarie.

L’attività condotta dai finanzieri della Tenenza di Cecina ha permesso di scovare fatture per operazioni inesistenti, emesse o utilizzate, per oltre 93 milioni di euro, un’IVA evasa per oltre 16 milioni, 11 società “cartiere” e di denunciare all’Autorità giudiziaria 22 persone per dichiarazione fraudolenta, 3 per riciclaggio e 2 per autoriciclaggio del denaro illecitamente accumulato grazie alla stessa evasione fiscale, con la segnalazione a 63 Reparti del Corpo di 100 imprenditori e prestanome beneficiari della grave frode.

Il principale indagato è l’amministratore di fatto della Srl cecinese, ora con sede legale a Bari. Originario di San Vincenzo (LI), con domicilio a Bergamo e residenza anagrafica in Romania, dovrà rispondere dei reati di frode fiscale, occultamento o distruzione di documenti contabili, indebita compensazione e autoriciclaggio. Poi un viterbese, amministratore della Srl romana in liquidazione che ha fatturato il capannone di Carsoli, dovrà rispondere di emissione di false fatture.

Tra gli indagati anche un imprenditore vicentino e uno nettunese, amministratori nel tempo di una “società filtro” con sede a Vicenza, per emissione nonché utilizzo di false fatture. Un lituano, rappresentante di due Srl, evasore totale, irreperibile, la cui ultima residenza era sempre in provincia di Vicenza, è indagato per omessa dichiarazione ed emissione di fatture false. Denunciato per frode fiscale, occultamento o distruzione di documenti contabili, indebita compensazione e autoriciclaggio anche un torinese, prestanome della Srl cecinese. Un secondo piemontese, del cuneese, rappresentante di una società “cartiera” con sede a Milano, 3 esercente la dichiarata attività di commercio all’ingrosso di computer e materiale informatico vario, è indagato per omessa dichiarazione, emissione di false fatture e occultamento e distruzione della contabilità. Indagato anche un residente nell’agro pontino, legale rappresentante di un’altra società “cartiera” di Roma, evasore totale, dichiaratamente esercente il commercio all’ingrosso di legname, semilavorati in legno e legno artificiale, indagato per emissione di false fatture e omessa dichiarazione.

Tra gli indagati per frode fiscale è presente, inoltre, un cittadino di Battipaglia, residente in provincia di Como, rappresentante di una “società filtro” di Milano, con sede in via Montenapoleone. Quattro bergamaschi, di cui uno di Treviglio, uno di Zogno e uno di Pagazzano, pure risponderanno di frode fiscale per essersi avvicendati nell’amministrazione di due Srl, una “cartiera” e una “società filtro”, entrambe milanesi. Un altro residente a Bergamo, ma originario di Milano e un pescarese sono stati altresì denunciati per frode fiscale poiché anche loro si sono avvicendati nella gestione delle due società di Milano. Unicamente per riciclaggio è indagato invece un 63enne residente a Monte Porzio Catone, in provincia di Roma, originario di Frascati.

Esclusivamente di indebita compensazione risponderà un consulente di Velletri, residente a Roma. Altri due consulenti romani, uno di Zagarolo e uno di Rocca Priora, pure risponderanno di indebita compensazione per aver procacciato i debitori dell’erario (accollati) alla Srl cecinese (accollante). Una donna, di Monza, residente in provincia di Bergamo, è stata denunciata per omessa dichiarazione ed emissione di false fatture in relazione alla gestione di un’ulteriore società “cartiera” con sede a Milano, esercente l’attività dichiarata di commercio all’ingrosso di prodotti petroliferi e lubrificanti per autotrazione e combustibili per riscaldamento. Una seconda donna, toscana, residente a Bergamo, coniuge del principale indagato, è stata denunciata per riciclaggio di denaro illecitamente accumulato per effetto dell’evasione del marito.

Infine, una terza donna, di Terni, è la 22esima indagata, dipendente della Srl cecinese nonché madre del principale indagato; è stata denunciata, come la nuora, per riciclaggio.

I 100 imprenditori coinvolti nel giro di fatture per operazioni inesistenti e indebite compensazioni. Impegneranno 60 diversi Reparti della Guardia di Finanza in tutta Italia i 90 imprenditori coinvolti nella maxi frode “carosello” scoperta dalla Tenenza delle fiamme gialle di Cecina. Le fatture per operazioni soggettivamente inesistenti, come quelle scoperte nel caso di specie, non consentono di detrarre dal quantum di IVA da versare allo Stato quella esposta nelle fatture false individuate. Infine, i 10 soggetti (per un totale di 100) che hanno ceduto il proprio debito alla società cecinese saranno segnalati a ulteriori Reparti del Corpo (per un totale di 63) per il recupero delle pendenze tributarie indebitamente compensate in quanto lo Statuto dei diritti del contribuente, nei casi di specie, non prevede la liberazione dal debito del contribuente originario.