Il vescovo di Livorno: "Sì al termovalorizzatore, è un’opera necessaria"

Monsignor Giusti: "C’è il progetto che porterà avanti Eni. Si tratta di un impianto di ultima generazione, qui servono posti di lavoro"

Monsignor Simone Giusti (Foto Novi)

Monsignor Simone Giusti (Foto Novi)

Livorno, 27 dicembre 2022 - ​Il termovalorizzatore di Aamps a Livorno dovrebbe avere i giorni contati visto che l’amministrazione comunale prosegue l’obiettivo del suo spegnimento (entro il 2023), condizionato però alla verifica puntuale su benefici, costi e ricadute occupazionali di tale operazione. E soprattutto bisogna fare i conti con la realizzazione di un impianto alternativo per compensare i mancati introiti del termovalorizzattore alla sua disattivazione.

Intorno alla questione del termovalorizzatore (che i suoi detrattori chiamano "inceneritore") il dibattito è molto vivace: i movimenti ambientalisti lo vogliono spento, il Comune socio unico di Aamps (Azienda che gestisce i servizi di giene ambientale) prima di decidere vuole un report dettagliato da Aamps stessa. Ma l’orienamento è per lo spegnimento. I sindacati che rappresentano i lavoratori guardano alla scadenza del 2023 con preoccupazione perché temono che chi lavora oggi al tvr del Picchianti resti senza occupazione.

Proprio in nome del lavoro "perché a Livorno ci sono migliaia di disoccupati come ho avuto modo di discuterne con la Cgil – interviene il vescovo, monsignor Simone Giusti bisogna aprire le porte agli investimenti che creano lavoro. Tra questi c’è la possibilità di realizzare a Livorno un termovalorizzatore di ultima generazione". Un’eresia per gli ambientalisti duri e puri, ma "un’opportunità impedibile" agli occhi di monsignore Giusti.

Monsignor Giusti, perché si fa avanti su questo terreno minato?

"Perché di recente ho avuto occasione di incontrare i vertici locali di Eni".

Cosa ha a che fare il board di Eni con un possibile nuovo termovalorizzatore?

"Ho parlato con i vertici Eni non solo del destino della raffineria di Stagno, consolidato dal rinnovo della autorizzazione integrata ambientale per proseguire la produzione dei carburanti, ma anche dal progetto in avanzata fase di predisposizione per la bio-raffineria. Sul piatto c’è anche il progetto per un nuovo termovalorizzatore a ciclo chiuso, senza emissioni inquinanti che Eni stessa ha presentato per il bando indetto dalla Regione Toscana. Ebbene la Regione Toscana dopo avere valutato i progetti che hanno concorso al bando, ha deciso di promuovere i progetti per tre termovalorizzatori: uno a Rosignano, uno a Livorno e uno a Empoli".

Eni dunque ha partecipato e ha vinto su Livorno?

"I dirigenti di Eni me ne hanno parlato all’incontro che si è tenuto prima di Natale. A questo punto si aspetta solo che la Regione confermi, tramite i suoi uffici, che i progetti che hanno superato il bando abbiano tutte le caratteristiche per rispondere agli standard richiesti agli impianti a emissioni zero con ciclo chiuso per la combustione dei rifiuti non riciclabili. Insomma come quelli già in funzione a Bergamo o Brescia. Perché quelle città hanno termovalorizzatori all’avanguardia a zero emissioni, e la Toscana no? Oltretutto le ricadute occupazionali sarebbero importanti".

All’ombra dei Quattro Mori c’è poco stare allegri...

"Sarebbe meglio dire che Livorno non si può permettere di gettare alle ortiche questa occasione. Tanto più perché ripeto i disoccupati sono migliaia e io stesso l’ho sottolineato nel confronto con la Cgil".

Chi è disoccupato anche a Livorno si trova a bussare alla porta della Caritas .

"Sono in tanio a farlo. Perciò insisto nel dire che è necessario cogliere al volo ogni opportunità per creare posti di lavoro. Solo così si può ridare dignità a chi lo ha perso e che non può restare a vita davanti alla porta della Caritas".

Monica Dolciotti