Nicosia: storia di un pittore, dell’Elba e della sua musa

Ogni anno all’inizio dell’estate compaiono sulla darsena medicea di Portoferraio. Da oltre 3 decenni. Ormai in Calata sono un’istituzione

Riccardo Nicosia e Martine

Riccardo Nicosia e Martine

Portoferraio, 20 agosto 2023 – Ogni anno all’inizio dell’estate compaiono sulla darsena medicea di Portoferraio. Da oltre 3 decenni. Ormai in Calata sono un’istituzione. Oggi vi presentiamo il pittore Riccardo Nicosia e la sua musa Martine: due cuori e una casetta in via dell’Amore, nella vecchia Portoferraio popolare. Girano in bicicletta e tutti i giorni vanno a fare il bagno alle Ghiaie. Martine si cosparge di protezione 50, poi sta rigorosamente all’ombra.

Ma chi è Riccardo Nicosia? “Sono siciliano - ci racconta - ho fatto fagotto ventenne da Caltanissetta, armato di pennello e cavalletto, per tuffarmi nella ‘Dolce Vita’ della Fontana di Trevi a Roma”. Ai tempi sembrava un putto siciliano uscito da una tela del cinquecento. Carnagione olivastra e sorriso smagliante, era il perfetto tombeur di turiste in cerca di un ritratto, una caricatura, un corteggiamento all’italiana “pane, amore e fantasia”.

Nelle sue avventure da girovago, era riuscito ad infilarsi in una collettiva al Grand Palais di Parigi, li aveva incontrato Martine, un carrè di capelli rossi e il carnato bianchissimo. La ragazza era rimasta folgorata vedendosi, magicamente, riflessa in un suo quadro. È stato il colpo di fulmine, amore a prima vista. Poche settimane dopo Martine si è presentata alla Fontana di Trevi con la valigia in mano. Un pugno di lentiggini in fuga dalla pioggia.

Sono sposati da oltre 35 anni. O meglio dire vivono in simbiosi. Non si sono mai separati neanche per un giorno. Si compensano. Oggi lei capisce anche le battute in siciliano.

Maestro Nicosia, artisti si nasce o si diventa?

"Si nasce e si diventa. Il mio primo ricordo con le matite risale a quando avevo 5 anni, mia mamma era sarta e creava i modelli dei vestiti ritagliando con la forbice sulla carta per poi adattarli alla dimensione della taglia della cliente, ingrandiva o diminuiva in proporzione con ago e filo. “Mamma perché non adoperi la matita?”;“Ho solo fatto la quinta elementare, non sono capace.” Cosi a 5 anni iniziai a farlo io per lei”.

Quando è diventato pittore?

"Romanticamente a Parigi. Mio padre ferroviere aveva i biglietti gratis una volta ogni anno per visitare l’Europa, così andai a Montmartre e con faccia tosta proposi il mio primo ritratto. Andò bene. Da lì mi sono trasferito in pianta stabile alla Fontana di Trevi a Roma. Fare ritratti mi permetteva di trascorrere le vacanze nelle più rinomate località: Lipari, Vulcano, Ischia, Capri, Taormina, Rimini. Alla fine sono approdato all’Elba e ci sono rimasto perché è la più bella”.

Nei suoi dipinti c’era una figura femminile ricorrente? Un’ideale di donna?

“Sì. Da ritrattista cercavo un viso ideale. Le rosse erano uno dei miei soggetti preferiti. Rosse dai colli affusolati e i volti pieni di grazia che trascendevano dalla realtà. La mia Venere poi l’ho incontrata in carne ed ossa a Parigi, al “Salon des artistes indépendants”. Lei se ne stava li davanti al mio quadro come se si stesse specchiando. Tentai subito un approccio, ma non mi dava confidenza, però rideva del mio francese maccheronico. All’epoca non esistevano i cellulari e dopo qualche settimana si presentò a Fontana di Trevi a sorpresa, l’amore ci travolse e siamo rimasti insieme. È stata una trama degna di un romanzo”.

Quindi vi siete sposati a Roma?

"Sì, dopo il matrimonio è iniziato il momento magico, siamo riusciti ad aprire la nostra galleria in via del Corso a Roma. Partecipavo a trasmissioni televisive regionali, i giornali nazionali mi intervistano ed ero ospite del “Maurizio Costanzo Show”, dove facevo le caricature”.

Come sono i paesaggi della sua Elba?

"L’isola d’Elba è sempre stata una delle mie preferite fonti d’ispirazione. I miei sono paesaggi realizzati con tonalità pastello che trasmettono un senso di pace e ti portano in un’altra dimensione. Il mio soggetto preferito è lo Scoglietto, ovvero senso dell’infinito e libertà”.

Perché dipinge i musicisti?

"Mi è rimasta la voglia di suonare dai tempi dei boy scout, quando il prete mi disse che Dio dava solo un dono ed era meglio che continuassi solo a dipingere. Diciamo che è il mio modo di suonare. Mi piace l’atmosfera che crea la musica dal vivo, cerco di trasmettere quella energia”.

Quale è lo scopo della sua arte?

"Esprimere la bellezza, l’amore, l’equilibrio, la serenità, la gioia. Educare al bello, ma non il bello canonico, ogni cosa può essere bella, dipende da come la si guarda”.

Pittori preferiti?

"Raffaello Sanzio e Michelangelo Buonarroti. Da Raffaello ho imparato l’importanza della composizione piramidale che carpisce immediatamente l’interesse dell’osservatore”.