Ancora violenza in carcere a Livorno: detenuto ne aggredisce un altro, poi ferisce quattro agenti

La denuncia del sindacato Sappe: “La situazione nei penitenziari toscani ormai è fuori controllo”. E’ un allarme sociale

L'interno di un carcere

L'interno di un carcere

Livorno, 19 settembre 2023 – Nuovo episodio di violenza nel carcere di Livorno dove un detenuto libico ha aggredito un altro detenuto, accanendosi e colpendolo alla testa anche mentre questo era ormai incosciente, poi si è rivolto contro gli agenti. Lo rende noto il segretario regionale del Sappe della Toscana Francesco Oliviero.

«Durante la distribuzione del vitto - spiega in una nota -, un detenuto, italiano, che lavora nella sezione nuovi giunti, per motivi ancora da accertare veniva violentemente colpito da un altro detenuto, di origini libiche, al volto ed alla tempia. Il detenuto perdeva conoscenza e nel momento in cui il personale di polizia penitenziaria è intervenuto, il protagonista dell'aggressione continuava, con crudeltà e cattiveria inaudita, a colpire con calci e pugni la testa dell'ormai incosciente detenuto».

«Gli agenti sono riusciti a mettere in sicurezza l'aggredito - aggiunge - presso gli uffici della Matricola e, contestualmente, richiedevano l'intervento dei medici. Il detenuto libico a quel punto iniziava ad aggredire il personale perché il suo intento era quello di continuare l'aggressione nei riguardi dell'italiano e solo dopo un lungo intervento si è riuscito ad evitare il peggio. Diversi agenti sono in attesa di prognosi per i colpi ricevuti». Per Oliviero «ormai la situazione delle carceri toscane è fuori controllo: il personale è sfiduciato ed ogni mattina non sa se riesce a tornare a casa dai propri familiari. Ciò che più dispiace è l'assenza di provvedimenti risolutivi da parte del Provveditorato regionale».

Secondo Donato Capece, segretario generale del Sappe «non ci sono più parole per descrivere le gravi condizioni di disagio lavorativo in cui versa la polizia penitenziaria. Le quotidiane grida d'allarme del Sappe continuano a rimanere incredibilmente inascoltate dai preposti vertici istituzionali: solo proclami e belle parole, ma, di concreto, il nulla. Queste sono violenze annunciate».