Andrea Riccardi a Medì: "Le guerre aperte non trovano fine, è un dramma"

Ucraina, Terra Santa, conflitti. "Un dramma riabilitare lo strumento della guerra e della violenza"

L'intervento di Andrea Riccardi a Medì (foto di Maurizio Angioli)

L'intervento di Andrea Riccardi a Medì (foto di Maurizio Angioli)

Livorno, 12 marzo 2024 - “Oggi il grande problema è che il tema della pace è cancellato dal nostro orizzonte”. Al convegno internazionale 'Medì' delle città mediterranee svoltosi a Livorno nei giorni scorsi Andrea Riccardi, storico e fondatore della Comunità di Sant'Egidio, sottolinea come “fino a ieri abbiamo parlato della pace come una prospettiva sempre da raggiungere, anche in un mondo difficile, conflittuale, ma oggi ci troviamo in una situazione drammatica: due anni fa la guerra e l’invasione russa in Ucraina, e che ancora continua. Poi una situazione terribile: il 7 ottobre con l’attacco terroristico di Hamas e la risposta israeliana. E non dimentichiamoci altri fatti, quello che sta accedendo in Sudan, la fine del Nagorno-Karabak in Azerbaigian dalla mattina alla sera. Ci troviamo in un momento in cui lo strumento della guerra e della violenza è stato riabilitato e ormai le guerre una volta aperte sembra non trovino fine, si eternizzano: questo è un dramma”.

Si è persa la simpatia per la complessità, per il gusto di vivere insieme. E questo prepara il conflitto. “Io credo che Papa Francesco ricordi in tutti i modi che il tema di oggi è la pace e che bisogna mediare e dialogare per raggiungerla”. Con l’invio del cardinal Zuppi in Ucraina, in Russia ma anche in Cina e a Washington per la questione Ucraina, "Papa Francesco ha tentato, quantomeno ha segnato una strada. Io credo che se non ci si parla non si arriva alla mediazione e se non c'è mediazione non c’è futuro”.

Nella costruzione di percorsi costruttivi e pacifici incidono spazi di confronto e di incontro, amichevoli, liberi come quelli creati da dieci anni da Medì. Nel Mediterraneo, in questo mare agitato dalla Storia, "esistono legami profondi che uniscono questo mondo complesso e troppo conflittuale". La storia chiede di accettare l'altro.