“Assoluzione immotivata” per l’infermiera Bonino, questa la bocciatura della Cassazione

Il caso delle morti in corsia all’ospedale di Villamarina e la relazione della Supera Corte, che ritiene il giudizio non sufficientemente suffragato

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Piombino (Livorno), 11 novembre 2023 – Le morti nel reparto di rianimazione dell’ospedale di Piombino "sono cessate quando Fausta Bonino è stata trasferita. Un dato di fatto che viene svalutato dalla Corte d’assise d’appello di Firenze a mero fattore suggestivo connesso all’attenzione mediatica che il caso aveva ricevuto". È un passo della motivazione della sentenza con cui la Corte di Cassazione, nel maggio scorso, ha disposto un processo d’appello bis per l’infermiera accusata di omicidio plurimo per aver ucciso, tra il 2014 e il 2015, con iniezioni eparina a quattro pazienti. La donna è stata assolta invece per altri sei dei dieci decessi sospetti avvenuti sempre nel reparto di rianimazione dell’ospedale Villamarina che la procura di Livorno le aveva inizialmente contestato. In primo grado, Bonino era stata condannata in abbreviato dal gip del tribunale di Livorno all’ergastolo per il decesso di quattro degenti. La sentenza fu impugnata dall’infermiera.

Nel gennaio 2022, la Corte d’appello di Firenze aveva poi assolto l’infermiera dall’accusa di omicidio volontario plurimo per le dieci morte sospette e l’aveva condannata a un anno e mezzo per ricettazione, visto che nella sua abitazione erano stati trovati alcuni medicinali.

La difesa aveva dimostrato in aula che nel reparto non c’erano misure di controllo degli accessi e quindi chiunque sarebbe potuto entrare e agire, specialmente durante la notte. Mancava quindi la prova regina, cioè la dimostrazione che l’infermiera Fausta Bonino fosse stata effettivamente lei a somministrare il medicinale: nessuna testimonianza e nessuna ripresa delle telecamere. Niente di niente. Ma per la Cassazione, i giudici fiorentini fanno cadere le accuse senza fornire adeguata motivazione, tralasciano "una serie di elementi che il tribunale di Livorno ritiene acclarati" come la "somministrazione di overdose di eparina a quattro pazienti per condotta volontaria che si è attuata con frequenza e serialità di azione attribuita a una sola mano". Per la Cassazione la Corte d’appello non valorizza il dato emerso nella sentenza di primo grado: "il reparto era chiuso a visitatori esterni, ma non si esclude che altri sanitari potessero accedervi. Meno plausibile la presenza di una pluralità di assassini liberi di frequentare il reparto". Ora ci sarà un nuovo processo.