Fecero saltare l’ufficio postale di Riotorto e altri quattro bancomat in due notti: chiusa l’inchiesta

La gang era formata da ben undici uomini, quasi tutti bolognesi

L'ufficio postale fatto saltare in aria a Riotorto

L'ufficio postale fatto saltare in aria a Riotorto

Bologna, 17 marzo 2023 – Sgominata la gang che nella notte del 7 giugno del 2020 fece saltare in aria le Poste di Riotorto (Livorno) e altri bancomati sparsi in mezza Toscana: Casciana Terme (6 giugno 2020), Capannori (6 giugno 2020), appunto Riotorto (7 giugno 2020) e insieme Roselle (7 giugno 2020), Bagno di Gavorrano (5 agosto 2020).

Una banda di «bancomattari» organizzatissima. Un modus operandi con la tecnica della «marmotta» consolidato: prima si rubava o ci si procurava un’auto rubata, meglio se di grossa cilindrata, da utilizzare per il furto, la cui targa veniva sostituita con un’altra, sempre rubata; poi, le vetture venivano piazzate in uno dei due garage che i ladri avevano preso in affitto a Castel Maggiore e a bordo vi caricavano gli abiti e i passamontagna necessari per travestirsi, le ricetrasmittenti per comunicare senza usare i cellulari (intercettabili), e appunto gli ordigni detti «marmotte», utilizzati infine per fare saltare i bancomat prescelti, facendoli deflagrare dopo averli infilati nelle feritoie da cui esce il contante.

Questo almeno è il quadro delineato dalla Procura emiliana: i colpi contestati, con bottini di decine di migliaia di euro ogni volta, sono undici, sparsi tra tutta l’Emilia-Romagna e alcuni pure in Toscana. Ma la base della banda era tutta a Bologna. Ora è arrivato l’avviso di fine indagine (atto che solitamente prelude alla richiesta di rinvio a giudizio) firmato dal procuratore aggiunto Morena Plazzi, destinato a undici uomini, quasi tutti bolognesi, tra i 25 e i 50 anni, residenti tra Borgo Panigale, Barca e centro, accusati a vario titolo di furto aggravato in concorso, ricettazione di auto e targhe, detenzione di esplosivo, e, sette di loro, di associazione a delinquere finalizzata ai furti con l’utilizzo di materiale esplosivo. Sono assistiti, tra gli altri, dagli avvocati Matteo Murgo e Antonio Cappuccio.

Alcuni devono rispondere anche di danneggiamenti, per avere dato alle fiamme le auto utilizzate per i colpi al fine di cancellare le proprie tracce e, in un caso, per avere forato con dei chiodi gettati sull’asfalto le gomme dell’auto di servizio dei carabinieri che li stavano inseguendo.

Non solo: gli inquirenti ritengono che diversi colpi siano stati messi a segno con altre persone rimaste ignote, perciò l’indagine potrebbe ampliarsi ancora. I furti contestati, si diceva, sono numerosi, tutti avvenuti tra marzo e novembre 2020: il bottino finale stimato, solo di contanti ’prelevati’ dai bancomat fatti saltare per aria, sfiora i 400mila euro. A fare scattare l’indagine di carabinieri e Procura fu l’arresto in flagrante, appunto a fine novembre 2020, di sei dei sette indagati ora accusati dell’associazione, dopo che avevano messo a segno un colpo in provincia.