Inchiesta sul presunto stupro, revocati i domiciliari a Lucarelli e Apolloni

Disposto l'obbligo di dimora per i due calciatori del Livorno. Non potranno uscire di casa dalle 20 alle 8

Federico Apolloni, a sinistra, e Mattia Lucarelli

Federico Apolloni, a sinistra, e Mattia Lucarelli

Livorno, 13 febbraio 2023 - Il Tribunale del Riesame di Milano ha revocato gli arresti domiciliari e ha disposto come misura cautelare l' obbligo di dimora a Livorno, con prescrizione di non uscire di casa dalle 20 alle 8, per Mattia Lucarelli, figlio dell'ex attaccante Cristiano, e Federico Apolloni, i due calciatori 23enni arrestati il 20 gennaio scorso per violenza sessuale ai danni di una 22enne studentessa americana.

Presunto stupro di gruppo che risale, stando all'inchiesta della Squadra mobile e del pm Alessia Menegazzo, alla notte tra il 26 e il 27 marzo dell'anno scorso e per il quale altri tre loro amici sono indagati. Lo hanno deciso oggi i giudici Pendino-Alonge-Ambrosino dopo le udienze di venerdì scorso (per Apolloni) e di stamani (per Lucarelli), a seguito dei ricorsi contro la misura cautelare presentati dalla difesa, col legale Leonardo Cammarata.

Oggi i giudici hanno emesso solo il dispositivo e nelle prossime settimane depositeranno le motivazioni del provvedimento. Da quanto si è potuto capire, il Riesame ha deciso di mantenere a carico dei due giovani comunque una misura cautelare, riconoscendo i gravi indizi di colpevolezza a loro carico. Tuttavia, allo stesso tempo, ha disposto una misura più lieve rispetto a quella dei domiciliari e che può garantire comunque le esigenze cautelari, anche con la prescrizione di non uscire nelle ore notturne.

La difesa aveva chiesto la revoca dell'ordinanza dei domiciliari incentrando i ricorsi sul fatto che la ragazza, a detta del difensore, «non era in uno stato di alterazione» tale da «non poter esprimere il consenso», come invece sostiene l'accusa, e la sua versione presentava diverse discrepanze.

La Procura aveva fatto notare in udienza che, pur avendo effettuato le ricerche richieste dalla difesa, non è stato mai trovato il famoso 'sesto videò (altri cinque sono agli atti) che scagionerebbe gli indagati. E aveva parlato di un contesto di «sopraffazione» e delle violenze subite dalla ragazza, quando era in un «evidente» stato confusionale.

Stando alle indagini, venne caricata in auto fuori da un locale dai cinque giovani, che non l'avevano mai conosciuta prima, e proprio perché ubriaca venne portata in un appartamento in centro a Milano di proprietà di Lucarelli. Là sarebbero avvenuti gli abusi. «Non toccatemi», ripeteva la studentessa, come emerge dagli audio dei video girati dal gruppo di ragazzi.