L’uomo ucciso a Vada era stato condannato per “revenge porn” nei confronti della moglie. Lei: “Mi sento di nuovo una vittima”

Per Massimiliano Moneta un anno e dieci mesi di reclusione. Ancora in fuga il suocero. La testimonianza della donna in tv a “La vita in diretta”

L'ex moglie della vittima

L'ex moglie della vittima

Livorno, 13 aprile 2023  – "Non sono noti alla signora Alessandra Fedele i motivi per i quali il proprio padre e il proprio marito si siano incontrati nel pomeriggio del giorno 11 aprile, incontro di cui la stessa donna non era a conoscenza e cui non ha assolutamente preso parte".

In una nota, gli avvocati Luca Milani, Corrado Testa e Valeria Provenzano, difensori nei procedimenti penali e civili di Alessandra Fedele, intervengono per alcune precisazioni in merito alla morte dell'ex marito contro cui la donna era in causa, il 57enne Massimiliano Moneta, ucciso tre giorni fa a Vada, nel Livornese, a colpi di fucile presumibilmente sparati dal suocero di 80 anni, Antonino Fedele (padre di Alessandra), datosi alla fuga subito dopo il delitto e tuttora ricercato dalle forze dell'ordine.

"L'udienza che si sarebbe dovuta svolgere nello stesso pomeriggio dell'11 aprile dinanzi al Tribunale di Livorno - spiegano i legali - era relativa a un procedimento penale che vedeva Moneta imputato dei reati di sottrazione di minore e mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice relativamente a fatti accaduti tra il mese di marzo e il mese di ottobre 2020. In questo procedimento Alessandra Fedele era costituita parte civile. L'oggetto dell'udienza, pertanto, non era assolutamente rappresentato dall'affidamento o dallo stabile collocamento dei figli, argomento questo, invece, in trattazione innanzi al Tribunale di Tivoli".

E ancora: "Massimiliano Moneta era già stato condannato, in primo grado, dal Tribunale di Livorno con sentenza del 28 febbraio scorso a un anno e 10 mesi di reclusione nella veste di imputato dei reati di minacce aggravate, molestie e tentata diffusione di immagini o video sessualmente espliciti (cosiddetto revenge porn) commessi in danno della signora Alessandra Fedele", conclude la nota.

Parla la donna

I carabinieri sul luogo dell'omicidio (Foto Novi)
I carabinieri sul luogo dell'omicidio (Foto Novi)

“Tripla tragedia, perché è una tragedia per mio padre, una tragedia per me e una tragedia per i miei figli”. A parlare a "La Vita in Diretta”, il programma condotto da Alberto Matano su Rai 1, è Alessandra, l’ex moglie di Massimiliano Moneta.

“L’epilogo peggiore per come possa finire una situazione”, continua la donna, ex consorte della vittima e figlia di Antonino, che sulla fuga del padre aggiunge: “Non so nemmeno se sia vivo, se sia morto, non ho la più pallida idea di cosa sia successo".

La donna nega di essere stata presente al momento della morte di Massimiliano, come già scritto nella nota diffusa dai legali: “Non c’ero, io sono arrivata dopo”, dichiarando di non sapere come mai il suo ex marito e suo padre si fossero incontrati. “Mi piacerebbe tanto saperlo, sono tre giorni che mi sto domandando perché lui fosse lì. Non si sono mai incontrati in tre anni, non capisco perché si sarebbero dovuti incontrare proprio quel giorno”, dichiarando di non sapere neppure che il padre avesse un'arma.

"Io sono quella che ci rimette più di tutti - continua la donna - io già non ho più due figli perché se li è portati via due anni fa. L’udienza del processo dove dovevamo andare l’altro giorno era per sottrazione di minore. Lui mi ha sottratto due dei nostri tre figli, li ha portati a Guidonia durante il lockdown e non me li ha più restituiti”.

Alla domanda se il padre abbia ucciso Massimiliano per vendetta, Alessandra dice: “Che devo pensare? Io sono nuovamente una vittima fondamentalmente, mi sento nuovamente una vittima”.