Una casa-atelier per il ricovero delle forme “inutili”

L'arte minimalista e concettuale di Margherita Santomauro

Una delle opere

Una delle opere

Bibbona, 19 giugno 2019 - Un luogo magico, una casa-atelier dove il materiale povero, riciclato, prende forme così potenti e poetiche capaci di raccontare, da sole, le visioni dell'artista minimalista e concettuale Margherita Santomauro. Opere che assemblano legni, oggetti della produzione industriale come molle, griglie, fili di rame e di acciaio, marmitte, ruote di biciccletta, vetri, conchiglie, materiale plastico e sabbia.

Materiali raccolti pazientemente da Margherita al mare, nei boschi, lungo fiume tra Cecina e Bibbona dove vive. Una passione per la natura ed i suoi elementi che vanno a personalizzare la sua casa di campagna attravers sculture, complementi di arredo, quadri che denotano una ricerca complessa, raffinata, mai banale.

Dai ballerini, ai guerrieri, agli amanti, alle figure aliene immerse nella natura o nello spazio-tempo dei ricordi e delle riflessioni sulla vita: dalla vita, alla solitudine, alla morte, alla gioia di vivere. La maggior parte delle opere di Margherita non ha nome, ma invita alla scoperta e alla meraviglia. A partire dall'arte tribale per arrivare alle geometrie e al colore che è usato con parsimonia, giusto per colorare una bocca, o una sfera, simbolo ricorrente dell'artista.

Oggetti dell'uso quotidiano che riprendono forma, come sedie, vasi, lampade, centro tavola, con predilezione nell’uso del legno nel suo colore naturale e divengono vere e proprie forme artistiche originali, sia in verticale che in orizzontale. Un'artista schietta e tenace che non ha mai smesso di creare con l'aiuto del seghetto, fil di ferro e colla.

La sua casa delle meraviglie è sempre aperta, perché il suo desiderio non è solo quello di stupire, ma, soprattutto, quello di condividere le sue sensazioni, accompagnando l'ignaro visitatore in un percorso conoscitivo della sua arte. Margherita Santomauro nasce a Recoaro Terme nel 1943 e per anni risiede nel levante ligure vicino Genova dove fino al 1992 frequenta l'Istituto Italiano di Decorazione Floreale. Negli anni 2000 partecipa a molte personali e collettive in Toscana, poi un problema di salute la costringe ad interrompere la sua attività pubblica che, però, non ha mai cessato nel suo privato.

Le sue forme “inutili" divengo utili attraverso le varie declinazioni di uso quotidiano o, semplicemente quali totem di riflessione sui grandi temi della vita. Un viaggio nella natura e dentro si sé di cui l'artista non può fare a meno. Viola Conti