“Mio padre di 80 anni è tornato dal pronto soccorso con il referto sbagliato: era quello di una bambina”

E’ successo a Livorno. Una lettera all’Asl e sui social per denunciare questo caso di malasanità

L'interno di un pronto soccorso (foto di repertorio)

L'interno di un pronto soccorso (foto di repertorio)

Livorno, 22 ottobre 2023 – “Quando il pronto soccorso diventa l’anticamera dell’inferno". Lo ha scritto Sonia Benini in una lettera inviata all’Urp dell’Azienda Usl Toscana Nord Ovest, diffusa poi sui social, per segnalare un’esperienza che ha vissuto al pronto soccorso di Livorno insieme al padre ottantenne "gravemente malato" domenica 15 ottobre.

Premette però che "è doveroso un elogio prima di tutto alle persone che tutti i giorni lavorano in quella trincea che è il pronto soccorso, con abnegazione, con commovente umanità nei confronti delle persone che hanno davanti, sapendo di non poterle aiutare più di tanto, ma facendo tutto quello che possono e in alcuni casi anche di più e contro le quali, purtroppo spesso, l’utenza si sfoga con male parole e talvolta con violenza fisica, dimenticando che non sono loro i colpevoli dello ’schifo’ che si sta perpetrando verso ogni popolazione, dalla pandemia ad oggi".

Racconta: "Io e mio padre siamo entrati al pronto soccorso alle 11 di domenica 15 ottobre e, dopo avere seguito un percorso di media gravità (colore giallo), trascinandoci da una parte all’altra (abbiamo potuto usare una sedia a rotelle), ne siamo usciti alle 21,40. Purtroppo sul finire abbiamo dovuto battere un po’ i piedi perché, tra un cambio di turno e l’altro, si sono dimenticati di noi, come presumo anche di molti altri, ma d’altra parte con un solo medico a disposizione...". Poi l’epilogo: "Alla fine siamo arrivati a casa con il referto di una bambina che aveva avuto una sincope, che spero se la sia cavata".

Conclude domandandosi "se il sindaco, i medici, i dirigenti della Usl, quando si sentono male, vanno al pronto soccorso?".