Morte di Erika Lucchesi, condanna ridotta per l’amico Matteo Nerbi all’udienza in Corte d’appello

Delusi i genitori della diciannovenne livornese deceduta nel 2019 dopo aver consumato ecstasy in discoteca: “Serviva una condanna esemplare”

Erika Lucchesi

Erika Lucchesi

Livorno, 2 dicembre 2023 – Si è svolta giovedì l’udienza penale davanti alla Corte di Appello di Firenze (presidente Antonio Settembre), per la tragica scomparsa di Erika Lucchesi alla discoteca Jaiss di Sovigliana avvenuta nell’ottobre del 2019. Aveva 19 anni.

Erika, di Livorno, morì nel locale dopo aver accusato un malore per avere consumato ecstasy. Sarebbe stato l’amico Matteo Nerbi per il quale ieri è stata emessa la condanna a due anni ( in primo grado la pena era stata di tre anni) a procurarle le pasticche di stupefacente, acquistate poco prima dal pusher il tunisino Emir Achour (condannato in primo grado a 4 anni e 8 mesi). L’udienza di appello si è svolta in seguito al ricorso promosso dagli imputati Emir Achour (accusato di spaccio) e Matteo Nerbi (accusato di spaccio e della morte di Erika in conseguenza di altro delitto) contro la sentenza di condanna nel processo di primo grado, emessa dal giudice Angelo Antonio Pezzuti il 6 novembre 2020.

Dopo lo stralcio della posizione di Achour Emir per la morte del suo avvocato (l’udienza per lui slitta a gennaio), il procedimento è proseguito e si è concluso giovedì con la condanna a due anni di Matteo Nerbi. A lui erano stati inflitti in primo grado 3 anni (beneficiando dello sconto di pena avendo fatto ricorso al rito abbreviato).

«Era stata ottenuta anche la condanna a una provvisionale per 600.000 in favore della parte civile Daniele Lucchesi, Barbara Bernardoni, Samuele Lucchesi e Giovanna Lucchesi, ovvero padre, a madre, fratello e nonna di Erika» hanno sottolineato i loro legali Francesco Campo e Antonella Ruggiero. Gli avvocati Campo e Ruggiero hanno confermato: «La Corte di Appello in parziale riforma, ha confermato giovedì la responsabilità penale di Matteo Nerbi, con riduzione della pena inflitta e concessione della sospensione condizionale».

I legali di parte civile hanno concluso: «Pur consapevoli che ciò non restituirà Erika alla famiglia, siamo soddisfatta per la sentenza resa dalla Corte di Appello, in quanto conferma la responsabilità penale e la provvisionale a carico di Matteo Nerbi». Il padre e la mamma di Erika: «Siamo delusi per la riduzione della condanna e la sospensione della pena per Nerbi, di cui è stata riconosciuta la responsabilità penale. Speravamo in una condanna esemplare. Valuteremo il da farsi quando avremo le motivazioni della sentenza. Siamo anche rammaricati perché sembra che la morte di una ragazza di 19 anni si possa risolvere con un mero indennizzo alla famiglia».

di Monica Dolciotti