Morto per l’esposizione all’amianto, Fincantieri condannata al maxi-risarcimento

L'azienda dovrà riconoscere alla vedova un risarcimento di oltre 350mila euro, e quasi 300mila euro alla figlia del lavoratore

Riconosciuti i danni da amianto

Riconosciuti i danni da amianto

Livorno, 17 gennaio 2024 – La sua morte, avvenuta nel 2009 a causa di un mesotelioma pleurico, è da imputare all’esposizione professionale all’amianto e per questo il tribunale civile di Livorno ha condannato Fincantieri a pagare i danni alla famiglia di un operaio.

L'azienda, spiega una nota dell'Osservatorio nazionale amianto (Ona), dovrà riconoscere alla vedova un risarcimento di oltre 350mila euro, e quasi 300mila euro alla figlia del lavoratore, assistite dal presidente dell'Osservatorio, avvocato Ezio Bonanni. La vedova percepirà anche la rendita spettante ai superstiti con le prestazioni aggiuntive del Fondo Vittime Amianto.

L'uomo aveva lavorato con la qualifica di operaio per 37 anni nello stabilimento di Livorno di Fincantieri (già Cantiere navale Luigi Orlando spa), svolgendo mansioni di carpentiere-saldatore e montatore, sia in officina che a bordo delle navi, in un contesto in cui l'amianto avvelenava praticamente ogni comparto. Fin dagli anni '60 l'asbesto era infatti materiale presente nei cantieri navali, e per i lavoratori era inevitabile il contatto con le sottilissime fibre nelle coibentazioni, nelle tubature, nelle pareti, nel vano motore, nelle cuccette delle navi militari e civili.

Dalla perizia del consulente tecnico è emerso che l'uomo aveva manipolato amianto friabile in locali senza impianti di aerazione e senza indossare mascherine e tute monouso, dispositivi che avrebbero potuto evitargli l'inalazione delle polveri. È stato quindi riconosciuto il nesso, spiega Ona, tra esposizione e insorgenza del mesotelioma.