Ponte Ablondi-Toaff, polemica sul nome

Livorno Palestina esprime “forte dissenso". Ma l’associazione che porta il nome del vescovo ricorda: “Il loro è stato un messaggio di pace”

A sinistra, il vescovo Alberto Ablondi e il rabbino Elio Toaff

A sinistra, il vescovo Alberto Ablondi e il rabbino Elio Toaff

Livorno, 16 aprile 2024 – Nel giorno del sopralluogo al cantiere del ponte mobile Bailey, il sindaco Salvetti, a La Nazione, lo definì «il ponte che unisce una città intera». A partire dalle due comunità religiose livornesi: ebraica e cattolica. Parliamo del nuovo ponte a campata unica che sorgerà ai Tre Ponti, opera conclusiva di riassestamento idraulico post alluvione del 2017. Ribattezzato lo scorso novembre - come anticipato su queste colonne - da sindaco e giunta ‘Ablondi-Toaff’, in omaggio a Monsignor Alberto Ablondi, compianto vescovo di Livorno, e al rabbino Elio Toaff, massima autorità spirituale in Italia dal secondo dopoguerra, scomparso nel 2015. L’intento di Palazzo Civico rischia di sfumare, però, stando alla lettera spedita dalla presidente dell’associazione culturale Livorno Palestina, Mariella Valenti, lo scorso 11 aprile.

Salvetti, Barale, Sorgente e Trotta, i riceventi (non casuali, al netto del sindaco in carica) scelti. «Come laici, vogliamo esprimere tutto il nostro forte dissenso - si legge nella lettera -. La storia è costellata di pagine buie passate e presenti compiute come giustificazione alzando i simboli di una religione piuttosto che un altra. Noi lottiamo per tutti popoli oppressi ed in particolare per il popolo palestinese colonizzato e marginalizzato dal sionismo. Crediamo che a Livorno i richiami ad alcuni culti religiosi ed etnici piuttosto che altri, accentui la divisione e il conflitto tra i popoli. Pensiamo sia più indicato dedicare il nuovo ponte alle vittime dell’ alluvione del 2017 con il richiamo alla sua tragica data il ’9 Settembre’».

Si riserva del diritto di replica l’associazione Alberto Ablondi, presieduta dal prof Emanuele Rossi: «Crediamo, e siamo convinti, che il Vescovo Alberto avrebbe vissuto con dispiacere e quasi sofferenza questa presa di posizione: quando con molta umiltà abbiamo proposto (ormai più di dieci anni fa) di intitolare uno spazio pubblico ad Ablondi lo abbiamo fatto nella convinzione che la sua persona, e la sua testimonianza di vita tra noi, sia stata nel segno di unire e non dividere, di abbracciare tutti senza lasciare fuori nessuno. Con favore abbiamo accettato l’idea dell’Amministrazione comunale di intitolare un ponte importante della città a lui e al rabbino Toaff, che hanno saputo fare del dialogo la cifra di un impegno: non solo religioso ma anche civile. Abbiamo anche apprezzato che la scelta sia caduta su un ponte, quasi un invito a costruire idealmente ponti, verso chiunque e dovunque. Ablondi e Toaff, senza venir meno in nulla ciascuno alla propria fede religiosa sono state persone che hanno dimostrato che si può e si deve dialogare oltre gli steccati, aiutando a comprendere come la distinzione tra dimensione religiosa e dimensione politica di governi e partiti sia liberante per tutti. Crediamo che soprattutto in questo momento storico intitolare un ponte a due persone che hanno fatto del dialogo la loro cifra distintiva sia un messaggio di pace, da parte di una città che da sempre è testimone di accoglienza di popoli e religioni».

F.I.