“Umanità è aiutare chi fugge dall’orrore: per questo ho scelto Emergency”. Viaggio a bordo della nave dei migranti / Video e foto

Livorno: reportage sulla “Life Support” con i componenti della missione che salva i naufraghi nel Mar Mediterraneo

Emanuele Nannini, il capo missione (Foto Novi)

Emanuele Nannini, il capo missione (Foto Novi)

Livorno, 11 ottobre 2023 – Viaggio de “Il Telegrafo Livorno” all’interno della Life Support.

La nave di Emergency, attraccata alla banchina 57 della Stazione Marittima del porto di Livorno al termine della sua tredicesima missione (clicca qui) culminata con lo sbarco delle 69 persone soccorse in tre distinti interventi nel Mediterraneo Centrale, ha aperto le porte alla stampa per un tour guidato. Emergency ha fornito direttamente le caratteristiche tecniche e strutturali della nave.

La Life Support è un Supply Vessel, una nave adibita a servizi speciali, per le attività di ricerca e soccorso. E’ lunga 51,3 mt e larga 12 mt. Può arrivare ad accogliere fino a 175 naufraghi, oltre al personale di bordo. L’area di ricovero e accoglienza per le persone soccorse, è un ponte di circa 270 mq completamente coperto, il main deck, dove è stato allestito un ambulatorio medico, i servizi igienici, i posti letto e alcune panche.

Il capo missione (video)

Dal main deck si ha accesso al boat deck, la zona di accoglienza all’aperto di circa 90mq, con panche riparate da un telo ombreggiante. È qui dove le persone soccorse verranno imbarcate dopo essere state salvate.

Questa zona è importante per il personale sanitario perché permetterà di valutare lo stato delle persone con lo stesso principio seguito all’interno degli ospedali: il triage. Sulla base dell’esito del triage alle persone verrà assegnato un codice a seconda del quale verranno accompagnate in ambulatorio, sul ponte main deck, in osservazione, sulle panche vicine o nella zona di accoglienza aperta.

Strutture di bordo (video)

Il team della Life Support è composto da un totale di 28 persone, di cui 9 marittimi, 17 dello staff Emergency e 2 posti a disposizione per qualsiasi necessità a bordo. Il team sanitario invece è formato, in particolare, da due infermieri e un medico ed è affiancato da 2 mediatori culturali.

Le foto

Il team ha esperienza in contesti umanitari e sanitari complessi. I cronisti saliti a bordo hanno avuto la possibilità di incontrare Domenico Pugliese (comandante della Life Support), Roberto Maccaroni (responsabile sanitario), Emanuele Nannini (capo missione della Life Support) e Giulia Galati (mediatrice linguistica).

A colloquio i membri dell’equipaggio hanno raccontato i loro percorsi professionali, spiegato le loro mansioni durante gli interventi, condiviso le loro storie e i momenti più duri delle loro missioni, spiegando il perché della scelta di unirsi ad Emergency.

Il responsabile sanitario (video)

«Ho iniziato a lavorare per Emergency nel 2008 - dichiara Nannini -, prevalentemente in zone di conflitto come Afghanistan, Iraq, Yemen, Libia. L’ho fatto perché volevo vedere in prima persona quanto la guerra è in grado di fare e distruggere. Essere sulla nave per me è vedere la chiusura di un cerchio che combacia due passioni: il mare e l’aiuto verso il prossimo. So da cosa scappano le persone che salviamo, so dove arriveranno ed essere in mare e cercare di aiutarli in questo intermezzo è per me un privilegio. L’aspetto più duro del mio lavoro è quando cerchiamo delle imbarcazioni e non le troviamo. Essere di notte, al buio, è come cercare un ago in un pagliaio. Sono imbarcazioni piccolissime non dotate di luci e le ore di attesa durante le ricerche sono psicologicamente dure. Non sempre riusciamo a trovarle, ma nelle notti in cui il chiarore di luna è a nostro favore, dopo aver tratto in salvo persone che non hanno niente, vedi dei sorrisi e dei volti a cui viene restituito un briciolo di umanità attraverso il nostro lavoro che ripaga ogni tipo di sforzo».

di Francesco Ingardia