Il dramma dei pescatori: "Rischiamo di perdere il lavoro, intervenga la Regione"

Aumenta il numero di giornate di ferma. Cgil, Cisl e Uil: "E' inaccettabile, il settore era già in crisi prima che esplodesse la pandemia"

Pescatore al lavoro (Foto Novi)

Pescatore al lavoro (Foto Novi)

Livorno, 27 febbraio 2021 - I pescatori toscani rischiano di perdere il lavoro. A complicare loro la vita, già in salita, è la decisione del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali (Mipaaf) di aumentare per il 2021 il numero di giornate di fermo per la pesca a strascico.

Contro il decreto del ministero (Decreto Direttoriale n. 8941 dell’11 gennaio 2021) si ribellano anche i sindacati Cgil, Cisl e Uil, dopo la Coldiretti Impresapesca e l’assessore regionale all’agricoltura della Toscana, Stefania Saccardi. «Attualmente le giornate di fermo previste a garanzia del mantenimento degli stock ittici sono 30, il decreto del Mipaaf prevede però un ulteriore incremento tra le 15 e le 30 giornate per le barche inferiori ai 24 metri e un incremento dalle 20 alle 40 giornate per le imbarcazioni di lunghezza superiore. La situazione è già molto critica, il decreto dev’essere rivisto», sottolineano Michele Rossi di Flai Cgil Toscana, Federico Mambrini della Uila pesca Toscana e Massimiliano Gori della Fai Cisl Toscana.

«Tutto ciò è inaccettabile, servono dei correttivi: il settore della pesca è infatti da tempo in crisi e con questo decreto saranno diminuite le giornate lavorative a disposizione delle unità da pesca. Ci appelliamo alla Regione Toscana affinché intervenga a tutela dei lavoratori e di un settore già messo a dura prova dagli effetti della pandemia – proseguono i sindacati – I lavoratori del settore non possono essere abbandonati a sé stessi: chiediamo che siano introdotti ammortizzatori sociali strutturali a sostegno dell’occupazione. Ci auguriamo che le istituzioni raccolgano il nostro grido di allarme».

«La drastica riduzione delle giornate di pesca a circa 130 all’anno mette a rischio il futuro della flotta a strascico in Toscana, il segmento più importante per occupazione e produzione ittica», denuncia Coldiretti Impresapesca. Il settore ha già pagato un conto da 500 milioni di euro all’emergenza Covid per effetto di produzione invenduta, crollo dei prezzi e chiusura dei ristoranti, assieme alle forniture di pesce italiano sulle tavole aprendo, un varco sempre più ampio alle importazioni dall’estero. «Le catture più importanti della flotta da pesca toscana riguardano il pesce azzurro – afferma in una nota Fabrizio Filippi, presidente di Coldiretti Toscana –. Oltre il 25% dell’offerta nazionale di sarde proviene dall’attività di pesca esercitata in Toscana. I quantitativi dell’itticoltura regionale incidono per il 5% sulla produzione nazionale, con 1600 imprese e 25 milioni di euro di fatturato che corrono il forte rischio di vedere aggravare la crisi che le marinerie toscane stanno vivendo a causa dell’emergenza Covid».

Anche la Regione Toscana alza la voce. «La posizione della Toscana su questo punto – spiega l’assessore Stefania Saccardi – è sempre stata chiara, e non da ora. Da tempo chiediamo infatti la modifica della regolamentazione del fermo pesca che, così com’è impostata, non sembra portare benefici alla fauna ittica e crea notevoli problemi alle imprese andandosi a sommare a tutta una serie di problematiche che finiscono per impattare in modo molto negativo sul settore. Mi pare – prosegue – che le critiche a questo nuovo provvedimento siano arrivate da più parti, e non solo a livello istituzionale ma anche da parte di associazioni di categoria – conclude –. Ci attendiamo che alcune delle richieste possano venire accolte e che si trovino modalità per strutturare il fermo pesca in modo alternativo, adottando misure compensative e gestionali differenti».

Stefano Vetusti