Consiglio, ultimo atto: soldi per risarcire chi ha perso i familiari nell’alluvione del 2017

I numeri: 440mila euro come quota parte dei due milioni di risarcimento che l’amministrazione livornese è tenuta a pagare in solido. I grillini abbandonano l’aula, Sorgente: “Motivi tecnici”. L’assessora Ferroni attacca: “L’uscita è un fatto che ritengo gravissimo”

Consiglio comunale di Livorno

Consiglio comunale di Livorno

Livorno, 30 aprile 2024 – Poteva concludersi l’attività del consiglio comunale senza un’ultima polemica al vetriolo tra maggioranza e opposizione? Ovviamente no. Non che si siano ripetute le baruffe e le gazzarre a rievocare il ‘tintinnar di sciabole’ reciproco tra gruppi consiliari dopo la battaglia campale sulla delibera al Piano Operativo. Ma una macchia al veleno, in aula, si è sparsa comunque, durante i lavori che ha impegnato l’assemblea su proposte di delibere prettamente tecniche, a tema di rendiconto economico-finanziario, bilancio e Tari. Tra cui la chiamata al voto sul “riconoscimento della legittimità di debito fuori bilancio derivanti da sentenza”. Non una qualunque, bensì quella che ha stabilito la provvisionale per gli eredi delle vittime dell’Alluvione, dopo che il Comune, al contempo responsabile e parte civile a processo, ha deciso di optare per l’azione di regresso nei confronti dell’unico imputato: l’ex sindaco 5S Nogarin, condannato in primo grado a tre anni di reclusione per omicidio plurimo aggravato. Già in commissione bilancio, la scorsa settimana la consigliera grillina Grassi, quanto a polizze assicurative, ha sollevato dubbi “sui massimali troppo bassi”.

Ma ieri, rispetto all’accantonamento di 440 mila euro come quota parte dei 2 milioni di risarcimento alle famiglie delle 8 vittime che il Comune è tenuto a pagare in solido, l’intero gruppo pentastellato (Sorgente, Vecce e Grassi) ha deciso di alzarsi, defilarsi e spostarsi pro tempore in sala post consiglio, abbandonando l’aula giunti al momento della votazione, per far rientro una volta scollinato il punto del calendario lavori. “Non ho fatto in tempo a prenotarmi per segnalare che, pur avendo fatto richiesta di accesso agli atti, non ci sono stati forniti i documenti richiesti sulla polizza - la motivazione addotta da Sorgente a La Nazione -. Troviamo strano che una quota debba essere messa dal Comune di Livorno, perché pensavamo che dovesse coprire tutto l’assicurazione. Non voglio però fare nessuna polemica su quanto è già uscito sulla stampa: la motivazione di uscita dall’aula è tecnica. Non ci sembrava opportuno e giusto esprimere un’opzione di voto senza aver visto prima i documenti”. Tra i banchi di maggioranza e giunta, si scatena nel frattempo l’indignazione. “Siamo esterrefatti. Capiamo l’imbarazzo, ma è uno scandalo, una vergogna”, l’accusa del Pd. Non va per il sottile l’assessora al Bilancio Viola Ferroni: “Mi aspettavo che ci fosse più discussione vista la commissione nella quale la consigliera Grassi aveva chiesto come ci saremmo comportati nel caso in cui nei gradi successivi di giudizio fossero emersi esiti diversi al primo grado, soprattutto nei confronti delle famiglie che avrebbero, secondo lei, preso un risarcimento indebito. Evidentemente nelle ore tra la commissione e il consiglio è stata fatta una più ampia riflessione e quindi non mi stupisce neanche il tecnicismo scelto per de-responsabilizzarsi ancora una volta. L’uscita dall’aula la reputo un fatto gravissimo, ma d’altra parte siamo in campagna elettorale, non mi sorprende più niente”.

Francesco Ingardia