Il basket a Livorno? Un ritorno al passato che sa di futuro

E' la "città della pallacanestro": Pozzecco e gli Azzurri hanno infiammato un entusiasmo già alle stellle. Giuste premesse per sperare in un domani di nuovo grande

Pozzecco ieri e oggi a Livorno (Foto da La Giornata Tipo @parallelecinico)

Pozzecco ieri e oggi a Livorno (Foto da La Giornata Tipo @parallelecinico)

Livorno, 24 febbraio 2023 - Se Bologna è Basket City, Livorno è la città della pallacanestro. Non potrebbe essere altrimenti. E la conferma è arrivata nella notte che ha segnato il ritorno degli Azzurri nella città di Amedeo Modigliani (e nel palazzo a lui intitolato).

Il basket a volte racconta storie incredibili e Livorno (come Bologna, appunto) non sfugge a questa regola non scritta. Nel 1993 la serie A italiana fa la conoscenza di un giovane promettente che proprio a Livorno si affaccia nella massima serie. Un rapido ed estroso regista che prima Gianfranco "Dado" Lombardi plasma, fino a quando viene esonerato. Al suo posto il baffo della panchina, quel Marco Calamai che è stato anche profeta in Patria, con alterne fortune, allenando Firenze. Ma questa è un'altra storia stemperata nella leggenda.

Torniamo a Livorno. Ieri la città ha ospitato per la prima volta l'Italia in una gara ufficiale, vinta contro l'Ucraina. Ma il risultato di fatto passa in secondo piano: sul 'pino' azzurro infatti c'era proprio lui, quel ragazzo che successivamente a Varese, con la cresta rossa vincerà lo scudetto della stella. Altra mitologia che continua a portarci fuori strada. Quella strada quel ragazzo, Gianmarco Pozzecco, a Livorno ha percorso nuovamente dopo 30 anni, accendendo i riflettori su di una città che continua a respirare pallacanestro, come testimoniano gli ottomila spettatori di ieri. Anche se l'aria è delle cosiddette minors (e dei derby in serie B, sempre con 8mila spettatori).

Troppo lontani i duelli tra Libertas e Pallacanestro in serie A1. E tra le squadre di un Granducato di Toscana che poteva contare su Siena, Pistoia, Montecatini, Firenze, tutte passate in A1 e adesso alla ricerca della nobiltà ormai finita nella polvere. Salvo qualche rarissima eccezione. Troppo belle le stracittadine che riempivano l'Ardenza che ha visto protagonisti incredibili e squadre uniche. Una per tutte quell'Enichem Libertas Livorno che se ci fosse stato il Var probabilmente avrebbe vissuto il trionfo più atteso. Uno scudetto festeggiato da Wendell Alexis, legittimamente arramppicato sul canestro, dopo aver battuto - almeno secondo tutto il palazzetto - la Philips Milano. Milano che invece si vedrà assegnare la vittoria di gara 5, ben 20 minuti dopo la fine. Già, l'arbitro Zeppilli dirà di aver sentito la sirena suonare prima del canestro vittoria di Forti. Tutto questo mentre in città si festeggiava con caroselli mentre i Tg serali passavano la notizia dell'Enichem Campione d'Italia. Una parte della città che ride, l'altra piange. Ma dopo, in un clima surreale, la città cambierà di colpo umore, passando dalla gioia all'incredulità. Mentre sulla sponda Pallacanestro, in pieno stile labronico, si consumeranno gli sfottò più atroci. Perché in fondo il Vernacoliere, come la pallacanestro, lo si respira a pieni polmoni insieme al salmastro della Terrazza Mascagni. Giusto per non fare torno a nessuno dei suoi cittadini illustri. Fantozzi e Bonaccorsi ci perdoneranno (i livornesi sanno bene a cosa ci riferiamo).

Giampaolo Marchini

IL NOSTRO SPECIALE SU ITALIA-UCRAINA 85-75: CRONACA, FOTO, VIDEO!