Morosini, il coraggio di Anna Dieci anni fa il tragico incidente

Parla la fidanzata di Piermario nel decennale della scomparsa. le iniziative a Livorno e delle altre squadre

Migration

"Sono in mille venti che soffiano. Sono lo scintillio diamante sulla neve". Anna Vavassori sceglie con cura le parole di un antico canto dei nativi americani per parlare per la prima volta apertamente di questi ultimi dieci anni.

E della vita che, dopo la morte di Piermario Morosini, avvenuta il 14 aprile 2012 mentre stava giocando in trasferta con il Livorno contro il Pescara, le è rimasta addosso. Le basta un pensiero soltanto per ricordarsi come era e come ancora è sentirsi vivi insieme a lui. Il finale della sua vita, racconta all’ANSA, "non ha niente a che fare con quel che lui è stato, quello che ha lasciato e quello che la morte non è riuscita a esaurire". In questi anni ci sono stati gli amici di sempre a stringersi, la promozione del Livorno in Serie A, un’associazione, la Live Onlus, che ha portato centinaia di defibrillatori a scuole, comuni e società sportive. C’è stata Bergamo, con il quartiere di Monterosso e il campetto di calcio dell’oratorio di Piermario. C’è stata una ragazza di ventiquattro anni diventata un’educatrice e, prima di tutto, una donna. "Ci sono giorni malinconici in cui è più doloroso affrontare la quotidianità, con alti e bassi emotivi impossibili da descrivere, che può capire soltanto chi vive qualcosa di simile", spiega Anna. L’unica strada è farci i conti. "L’amore è stato tanto e il fatto che io riesca a nutrirmi di questo e a donarlo mi permette di dire quanta vita c’è stata anche dopo la morte di Mario". Tanta da, prosegue, poterla tramandare oggi per "ricordarci di guardarci negli occhi". E "sapere riconoscere cosa c’è stato, quali sogni non possono essere messi da parte, quali luci non possono essere spente". Piermario resta come era: "Capace di generare cose bellissime con il suo carisma, l’affabilità, il sorriso, la bellezza e l’empatia". Domenica scorsa Bergamo ha camminato insieme per ricordarlo esattamente così.

Anche Livorno in questi giorni si è unita nella memoria con un’esposizione delle maglie indossate nella sua carriera. Nei ricordi di Anna si mischiano "le onde del mare toscano, le andate e i ritorni a casa, le canzoni per condividersi, Ligabue e Jovanotti. Le righe di quel canto Navajo che ci fa sentire che chi muore non dorme, resta in mille venti che soffiano". Nel weekend di Pasqua tutte le squadre in cui Piermario ha giocato (Atalanta,

Livorno, Udinese, Bologna, Vicenza, Reggina e Padova) indosseranno magliette con la patch ‘Moro10’, che verranno poi messe all’asta per raccogliere fondi per nuovi defibrillatori, e tutte le squadre di Serie B avranno la fascia da capitano in suo onore.

Anna riprende un altro passo di un testo scritto questa volta dall’attore Filippo Timi: "dare valore al tempo e ai legami d’amore costruiti da Mario oggi significa anche sapere sacrificare se stessi" perché solo facendolo "l’attimo di una vita diventerà assoluto". Lo aveva letto anche ai compagni di squadra di Piermario quando il DieciLivorno salì in Serie A nel 2014. Per ricordarsi che "non si vince mai da soli e per se stessi", per sapere "non dimenticare" e perché "nessuno cammina guardandosi all’indietro".