Livorno, 25 febbraio 2018 - «Da dove non si pensa esce la volpe», recita un adagio contadino. Che forse in Regione avrebbero dovuto tenere a mente quando, nel luglio 2016, fu varato il «Piano di controllo della specie vulpes vulpes per il periodo 2016-2018». Piano che autorizzava l’abbattimento di quattromila volpi su tutto il territorio regionale. Ovunque, dalle zone di ripopolamento e cattura alle, zone di rispetto venatorio, aziende faunistico venatorie, agli allevamenti privati fino al più piccolo pollaio. E con ogni mezzo: trappole, fucili a canna liscia, caccia anche alla tana e anche in notturna, per tutto l’anno. Una delibera, la 696 del 2016, che – c’era da immaginarselo – sollevò una miriade di barricate animaliste. La Lav di Roma, con il suo pool di esperti legali, fece sua la battaglia con un ricorso al Tar Toscana. E vinse, perché il ricorso fu ritenuto fondato e la delibera giudicata «radicalmente viziata», venne annullata, con tanto di condanna della Regione a pagare in favore dell’associazione animalista spese legali tremila euro più le spese accessorie. Fin qui il primo round. Perché la causa delle volpi va avanti. E ora passa da Livorno, dove Viviano Voliani, della locale sezione di Animalisti Italiani onlus, con l’avvocato Lavinia Manzi di Rosignano, ha presentato un esposto alla Procura presso la Corte dei Conti: chiama in causa la Regione e chiede di accertare la sussistenza di illeciti contabili, individuando la «responsabilità di tutti i soggetti coinvolti nei confronti dell’Erario, con ogni effetto di legge».
«È una questione di principio – spiega Voliani – perché quella delibera venne adottata in maniera arbitraria, senza metodo scientifico, senza una stima attendibile dell’effettivo sovrannumero di volpi, senza aver preso in considerazione metodi incruenti alternativi di contenimento dei capi. Hanno sbagliato loro, ma a pagare siamo tutti noi cittadini toscani. La Regione è stata condannata a rifondere le spese legali alla Lav, e lo farà attingendo alle casse regionali, i soldi nostri». Tra l’altro, secondo l’avvocato Manzi che ha curato l’esposto di Animalisti Italiani, la condanna alle spese legali comminata alla Regione Toscana «integra la dannosità della condotta dei pubblici dipendenti, elemento costitutivo della ritenuta responsabilità erariale». Sempre secondo l’avvocato, la sentenza del Tar era largamente prevedibile, e la Regione avrebbe potuto evitare la condanna annullando, in autotutela la delibera anti-volpi». La parola passa alla Procura contabile. «Se avessimo ragione noi – dice Voliani – e si ravvisasse il danno erariale, stavolta a pagare non sarebbero i cittadini, ma, in solido, tutti i componenti della giunta toscana».