Lasciateci decidere

Agnese Pini

Agnese Pini

Livorno, 15 agosto 2019 - Un appello, una preghiera: non lasciate che Stephanie Frappart resti sola. Con il suo fischio d’inizio ieri sera ha fatto breccia in un muro solidissimo, prima donna ad arbitrare una finale di Supercoppa: Chelsea e Liverpool in campo. E al centro lei, entrata nella storia. Adesso tocca a noi, all’Italia, al nostro campionato di Serie A. Non sprechiamo l’occasione, sarebbe un peccato mortale.

Il calcio è ancora una gigantesca tribuna monolitica e maschile: per cui siete voi uomini che dovete abbattere totem e tabù, la palla è nella vostra metà campo. Noi donne ci siamo. Le donne arbitro sono preparate, atleticamente superbe, determinate, autorevoli, intelligenti e tenaci. Aprite la porta, ora che iniziano a bussare, osando ciò che fino a poco tempo fa sembrava folle perfino immaginare. Sono tante e sono brave. E allora: lasciatele arbitrare, lasciatele provare. Lasciatele decidere. Gli arbitri questo devono fare: decidere.

Per molto tempo si è detto – o almeno si è pensato – che le donne non sapessero farlo, o che non sapessero farlo tanto bene quanto gli uomini. Ora che i pregiudizi si stanno sgretolando, ora che anche quando resistono si confessano a bassa voce, vi chiediamo solo questo: mettetele alla prova. La prima volta che vedrete in un campo di Serie A una donna coi calzoncini neri e la maglia gialla, vi farà effetto, le dedicherete paginate sui giornali, servizioni alla tv, sezioni specialissime nei programmi di prima serata, nei talk, sui social. Ma poi vi abituerete, e vi sembrerà normale ciò che oggi sembra impossibile. Così come lo è stato con la prima donna nello spazio, la prima donna medico, la prima donna scienziata, la prima donna capitano d’industria, la prima donna in politica. Sta a noi fare in modo che le prime donne non restino simboli vuoti, simulacri di battaglie femministe che poi si abbandonano ai margini della storia. Anche in campo, col fischietto tra le labbra, a prendere le decisioni giuste. In fondo, ve lo assicuriamo, non vogliamo essere primedonne. Vogliamo solo essere normali.