"Aferpi, pignorati i conti correnti. Ora tutti gli stipendi sono a rischio"

Piombino, l’ad Benikene: "Ricevuta la comunicazione ufficiale"

Preoccupazione per i lavoratori

Preoccupazione per i lavoratori

Piombino (Livorno), 3 dicembre 2017 - Pignorati i conti correnti bancari di Aferpi. A comunicarlo è la stessa azienda con l’amministratore delegato Said Benikene. "Confermiamo di aver ricevuto comunicazione del pignoramento dei nostri conti correnti bancari da parte del commissario della Lucchini", ha dichiarato Benikene.

Il pignoramento è dovuto alle penali di 3 milioni di euro richieste ad Aferpi dal commissario del governo Piero Nardi, per il non rispetto degli impegni stabiliti dall’accordo addendum firmato il 30 giugno scorso. In particolare, in quell’accordo Aferpi aveva affermato di poter mantenere la continuità produttiva dello stabilimento di Piombino. Cosa che, secondo il commissario, non è avvenuta. Da qui le penali. Ma per l’azienda controllata dal presidente Issad Rebrab, il pignoramento è «legato a pretese penali, unilateralmente pretese dal commissario» per l’interruzione dell’attività produttiva e «non confermate da alcun doveroso accertamento giudiziale», anzi «da noi opposte». Infatti c’è un ricorso al giudice ordinario.

Benikene spiega che il pignoramento è «un atto non legato a nostre mancanze o inadempimenti nei confronti delle banche o di terzi». E aggiunge: «Riteniamo doveroso precisare che le penali sono state da noi prontamente contestate in quanto l’interruzione delle attività è stata solo parziale e soprattutto diretta conseguenza del diniego all’esportazione di valuta dall’Algeria e ciò costituisce notoriamente un evento di forza maggiore, con conseguente inapplicabilità di alcuna penale».

Per l’ad di Aferpi il pignoramento richiesto dal commissario Piero Nardi è «un significativo indice della volontà di rendere difficili nei prossimi mesi i nostri pagamenti di stipendi e fornitori con l’evidente intento di sostenere l’insolvenza di Aferpi. Queste tecniche si commentano da sole e a esse ci opporremo con tutte le forze auspicando che lo stesso ministro intervenga nell’ambito di quanto da lui auspicato».

Che cosa succede ora a Piombino? Dopo le dichiarazioni del ministro Carlo Calenda che aveva chiesto a Rebrab di trovare un nuovo partner industriale, l’imprenditore algerino per la prima volta ha dichiarato la sua volontà di cedere le Acciaierie. Ma la trattativa può richiedere alcuni mesi. E con il pignoramento dei conti, gli stipendi sono a rischio? E’ possibile, come fa intendere Benikene, ma i sindacati sostengono che il 90% della busta paga dei 2000 lavoratori di Aferpi è assicurata dall’Inps attraverso gli ammortizzatori sociali. I sindacati comunque hanno già chiesto un incontro al ministro per capire meglio la situazione, sia sul fronte stipendi e tredicesime che su quello della cessione da parte di Rebrab. Il blocco interviene soltanto sulla penale inflitta ad Aferpi (3 milioni di euro più il 50% cautelativo quindi per 4.5 milioni), lasciando libera azione sulla restante liquidità di cassa.