L'accordo marziano

L'editoriale della direttrice Agnese Pini

Agnese Pini

Agnese Pini

Livorno, 1 settembre 2019 - Il governo giallorosa – i rossi di casa nostra sono abbastanza annacquati da sembrare dei buoni rosé da tavola – non ha alcuna ragione valida per mutuarsi in un’alleanza toscana in vista delle Regionali 2020. Azzardo troppo? È vero, direte voi, che in questa pazza estate i pronostici dei giornalisti stanno a zero: chi se lo poteva immaginare l’harakiri salviniano al gusto di mojito, le consultazioni sotto il solleone, la resurrezione al terzo giorno di crisi di Matteo Renzi alias “lo scorpione” (ci perdonerà: lui non è che punge apposta, è che proprio non può farne a meno)?

Non c’è dubbio che la realtà, nell’agosto 2019, abbia superato la più fervida immaginazione. Ma per tracciare scenari politici in chiave locale basterà usare il buonsenso. Sorvolando sulle cronache che nelle ultime ore paventano manovre per cambiare la legge elettorale, inciuci, propagande su patti segreti per improvvide alleanze primaverili: sorvolando su tutto questo, ecco un po’ di buone ragioni per cui il patto d’argilla tra Pd e 5 Stelle, in Toscana, non può funzionare. Non è tanto un problema di temi: infrastrutture, ambiente, economia. Abbiamo visto che la coerenza non è un valore in politica, e che i temi, se si tratta di vincere, non sono un problema insormontabile. Il problema è semmai antropologico.

I pentastellati toscani sono ancora puri, nel senso migliore ma anche nel senso meno nobile del termine: la purezza non è necessariamente una virtù, soprattutto se diventa ingenuità. Non sono forza di governo, non hanno afferrato quel potere (assaggiato nell’amministrazione livornese appena conclusa e in quella carrarina ancora in corso) che logora sempre chi non ce l’ha. Restano un movimento d’opposizione, più simile alla vecchia sinistra dura e pura (ricordate cosa si diceva sulla sinistra italiana pre-renziana, che faceva di tutto pur di non vincere?) che non al cinismo Dimaiesco, e soprattutto poco legata a gruppi consolidati di sistemi economici e lobbistici.

Che interesse avrebbe una forza politica del genere a cercare il compromesso con lo scafato Pd toscano? I grillini romani si sono forse lasciati contaminare dal fascino del palazzo. I nostri possono ancora concedersi il lusso della coerenza. Ecco perché alla fine una loro alleanza coi Dem sembra un’idea marziana: perdere, in questo caso, sarebbe l’unico modo per restare fedeli alle proprie idee.