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Aldo Agroppi compie 80 anni: il campo, la panchina, la tv. “Mai essere banali e superficiali”

Legato a doppio filo a Torino, Perugia, Fiorentina, spesso polemico con la Juve. Dalla sua Piombino spiega perché questo calcio gli è ormai lontano

Aldo Agroppi (foto Novi)

Aldo Agroppi (foto Novi)

Piombino (Livorno), 11 aprile 2024 – Il 14 aprile festeggerà 80 anni ma Aldo Agroppi sembra che di vite ne abbia vissute diverse. Prima calciatore, poi allenatore, infine opinionista, il suo essere “toscanaccio di scoglio” lo ha reso divisivo: amato da chi lo ha conosciuto e apprezzato, antipatico a chi non ne ha gradito humour, battute dissacratorie e giudizi mai banali.

"Da una vita mi dicono sempre che non sto simpatico alla massa" racconta all'Italpress dalla sua Piombino dove vive, incontra gli amici, gioca a carte, ma si tiene lontano dal calcio dal vivo, che non ama più. "E che vuol dire che non piaccio a tanti tifosi? Cosa vuoi che mi interessi? Non sono ruffiano, non dico le cose che le persone vogliono sentirsi dire, ma le mie opinioni sono vere, non ho bisogno di sponsorizzare nessuno, anzi...Ci si prende sempre troppo sul serio, specie nel calcio di oggi ed ecco perché io mi diverto sempre di meno".

Agroppi ha iniziato a inseguire un pallone nella sua città natale dal 1954, poi settore giovanile del Torino, del Genoa, una breve doppia parentesi nella Ternana prima e nel Potenza, ma poi, come i grandi amori, il ritorno in maglia granata per otto anni con oltre duecento partite.

"Chi cresceva nel Torino in quegli anni, '60 e '70, poi rimaneva del Toro per sempre - sottolinea Agroppi - Io sono orgoglioso di aver contribuito alla vittoria di due coppe Italia ma soprattutto di essere stato e di essere ancora voluto bene dalla gente che ha il granata nel sangue. I babbi hanno raccontato di me ai figli, poi i babbi sono diventati nonni, ma nessuno mi ha mai dimenticato".

Ma nella vita di Agroppi c'è stato un secondo grande amore, quello che ha contraddistinto la parte finale della sua carriera da calciatore, il Perugia. "Sono stato capitano dei grifoni e il giocatore che con la mia esperienza ha aiutato a rendere la squadra competitiva anche per la serie A - ricorda Agroppi -. Proprio a Perugia sono diventato poi allenatore e da lì sono iniziati altri 25 anni della mia seconda vita, ovvero dal Pescara alla Fiorentina".

Lui taglia il traguardo degli 80, Antognoni qualche giorno fa ne ha festeggiato 70. "Il tempo passa per tutti. Nonostante una forte discussione che abbiamo avuto, ho sempre voluto bene a Giancarlo. Lui forse pensava di essere un intoccabile, anzi, lo facevano sentire così i tifosi, ma in realtà rendendolo più umano cercavo solo di aiutarlo a gestire meglio le pressioni, e allungargli la carriera".

Del 'buco' che lo ha contraddistinto per quattro mesi in seguito a una squalifica per l'inchiesta Toto nero-bis preferisce non parlare perché ancora la considera una ferita, così come avrebbe poca voglia di ricordare gli anni finali della sua carriera da allenatore, quelli dove fu esonerato al Como e non riuscì ad evitare la retrocessione della 'sua' Fiorentina, una squadra che ha comunque amato e a cui rimane affezionato. "L'anno che andammo in B nel 1993 fu rocambolesco, io accettai una sfida folle di Vittorio Cecchi Gori ma capivo che non ero ben voluto da tutti e fui esonerato, anche se colpe mie non me ne sentivo troppe" spiega Agroppi che poi però è diventato un opinionista molto apprezzato, specie dagli anti juventini, visto che non è mai stato tenero con il club bianconero. "Ho sempre detto cose che mi pareva fossero sotto gli occhi di tutti, ovvero che gli arbitri avessero una sudditanza nei confronti della Juventus e, non a caso, ogni volta che aprivo bocca, mi veniva risposto con attacchi molto offensivi. Ecco perché nel tempo mi sono di più allontanato da questo calcio che vive sempre troppo di ipocrisie. Meglio godermi la famiglia, gli amici e le partite di carte. Tanto chi vuole sapere come la penso basta che bussi alla porta di casa mia. Io apro a tutti e mi confronto con tutti, basta non essere ordinari e superficiali".