IRENE CARLOTTA CICORA
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Quel Grand Prix vinto dai livornesi. Per Cappiello doppia ribalta a Parigi

Longchamps 1933, il cavallo portava il nome del famoso illustratore e "collega" di Toulouse Lautrec

L'arrivo del Grand Prix di Parigi

L'arrivo del Grand Prix di Parigi

Livorno, 1 novembre 2015 - Vinse in rimonta il Grand Prix di Parigi del 1933 all’ippodromo di Longchamps, la più prestigiosa gara ippica di Francia, portando ancora più alla ribalta il nome di Leonetto Cappiello. Fu proprio il caricaturista, pubblicitario e illustratore livornese classe 1875 a dare il nome al destriero campione di velocità. I proprietari, Lord e Lady Granard – la quale risultò la prima donna inglese ad aggiudicarsi il Grand Prix – fecero omaggio al talento dell’artista livornese nel solco di una tradizione centenaria. Era costume, infatti, di scegliere per i grandi corridori dei nomi eclatanti: così c’erano il re assiro Sardanapalo oppure la Regina della luce, il Lampo galoppante e l’Ardente. «Ha un bel suono il nome Cappiello, con la sua inflessione toscana – era il commento sui giornali dell’epoca – Non sorprende che abbia conquistato il cuore di Lord e Lady Granard. E non si tratta di un nome altisonante o di un auspicio: è il nome di un grande artista». «Dopo la serata di ieri il telefono squilla senza sosta. Tutti si sorprendono di come io non abbia giocato quel cavallo alle corse – confessava candidamente – Che volete farci. Non gioco mai ai cavalli, è una regola non scritta e immutabile per me».

Cappiello non aveva mai visto i Granard, ma sapeva della loro ammirazione: «Ricordo che il giorno prima della nascita del puledro, tre anni fa, mi telefonarono per chiedermi il permesso di dargli il mio nome – racconta – Ho accettato con gran piacere e oggi sono felice di avegli portato tanta fortuna». Non era un habitué delle corse dei cavalli («Ci sono stato solo due volte e sono dovuto scappare per la troppa folla») ma considerava le gare equestri una fonte infinita di ispirazione: «La mia più grande gioia, quando abitavo a Chantilly, era di guardare i giovani puledri correre sui prati verdi».

In quell'occasione Cappiello ritrasse il suo «omonimo» con un veloce schizzo: il destriero era rappresentato nell’atto di tagliare il traguardo con la criniera al vento. Quella del caricaturista e disegnatore livornese era una forma d’arte innovativa e avanguardista. Spesso accostato niente meno che a Henri de Toulouse Lautrec, è considerato il padre della moderna grafica pubblicitaria. Non solo. Fu attivo sia in Francia, a Parigi nell’epoca d’oro degli anni ’20, collaborando con Le Figaro e riviste umoristiche affinando la tecnica della grafica pubblicitaria (manifesti anche per «Les Folies-Bergères») anticipando le tendenze degli anni ’30, sia in Italia (Cinzano, Campari) e a Livorno: sue le famose illustrazioni delle stagioni balneari del 1901. «Firmò» un migliaio di marchi commerciali in tutta Europa e fu tra gli artisti più pagati e richiesti tra i primi del ‘900 e gli anni ‘20. Morì a Cannes nel 1942, dopo aver ricevuto la Legion d’onore.