ETTORE MARIA COLOMBO
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Giachetti: "Il Pd muore se va coi 5 Stelle. Punto a vincere senza padrini"

Primarie Pd, il candidato alla vigilia del voto: "Matteo Renzi? A lui va detto solo grazie"

Il candidato regretario del Pd Roberto Giachetti (Ansa)

Il candidato regretario del Pd Roberto Giachetti (Ansa)

Roma, 2 marzo 2019 - Roberto Giachetti, non le trova fiacche, queste primarie?  "È vero, c’è un calo della partecipazione, già riscontrabile nel voto tra gli iscritti. Però segnalo che siamo il solo partito che mobilita centinaia di migliaia di persone. Di Maio è stato votato leader dell’M5S con 37mila clic e Salvini leader della Lega è stato votato da 54mila persone". 

Come deve presentarsi il Pd alle Europee? E alleato con chi?  "Per me a nome e simbolo del Pd non si deve rinunciare. Io ho sottoscritto il manifesto di Carlo Calenda, Siamo europei. Ma il problema è che tipo di Europa vogliamo. Va bene essere contro i populisti, ma per far cosa? E se, una volta eletti, gli europarlamentari si dividono in vari gruppi che senso ha? Il Pse oggi è in enorme difficoltà in tutti i Paesi, come si vede in Francia, Germania, Spagna. Serve un’interlocuzione con Macron e con En Marche". 

Lei ha detto mai con Mdp che definisce "gli scappati di casa". Ma il Pd ‘a vocazione maggioritaria’ è un’utopia… "Veramente al 40% il Pd ci è arrivato. Non si può pensare a un ritorno al passato. Un partito lotta per diventare grande. Il Pd è nato per superare la litigiosità dei governi dell’Unione e si è fondato sulla vocazione maggioritaria. Siamo stati sconfitti, ma per risorgere serve una proposta politica, non alleanze con un ceto politico, pure logorato. Gente che non si limita a star fuori dal Pd, ma che ha cercato di distruggerlo. I comitati per il No al referendum non li hanno fatti Salvini e Di Maio, ma Speranza e D’Alema. Quella notte loro brindavano mentre i militanti del Pd piangevano. La sfida è parlare al 40% di italiani che si rifugia nell’astensione con una proposta netta e chiara". 

I padri nobili fanno appelli per andare alle primarie (Prodi, Veltroni, Letta, Gentiloni), ma votano tutti per Zingaretti… "Io mi sono candidato senza padri nobili né padrini politici né l’appoggio di correnti strutturate. I risultati sono arrivati e sarò la sorpresa di queste primarie. Nel Pd c’è un popolo". 

Quindi pensa di arrivare buon terzo? "Veramente penso di arrivare primo". 

Il tema delle alleanze. Per lei, ‘mai con i 5 Stelle’, giusto? "Molti di quelli che hanno votato M5S pensando di spostarlo più a sinistra, oggi si ritrovano con il ceto politico più di destra nella storia del Paese. Quando eravamo al governo abbiamo preso un’Italia in ginocchio e l’abbiamo rimessa in piedi. Oggi è di nuovo in ginocchio. Differenze tra M5S e Lega non le vedo, ma vedo, dal decreto sicurezza al decreto corruzione, leggi pessime. È assurdo fare accordi con pezzi di populisti per sconfiggere i populisti". 

Gli arresti ai domiciliari dei genitori di Renzi che cosa dicono? "Innanzitutto che riguardano i suoi genitori e non Renzi. Poi che la giustizia, in Italia, è malata. Lo dico da trent’anni e lo dicevo anche se le vicende giudiziarie riguardavano Berlusconi, Mastella e, più di recente, la sindaca Raggi. Questa è la giustizia che ha portato alla morte Enzo Tortora. Serve una riforma strutturale della giustizia. Vanno separate le carriere dei magistrati e va detto basta all’obbligatorietà dell’azione penale. Per non parlare della situazione nelle carceri, dove un terzo dei detenuti è in attesa di giudizio". 

Ma Renzi se ne andrà dal Pd? "Renzi resterà, lo ha ribadito. La questione non è sul piatto. A lui va detto solo grazie". 

Lei, in compenso, minaccia di andarsene… "Non ho mai detto che se perdo me ne vado. Sono stato all’opposizione a lungo, con Bersani, e mi sono sempre adeguato, anche a decisioni che non condividevo. Se però cambiano valori e ideali fondativi del Pd, non resto per sparare contro il quartier generale, ma tolgo il disturbo. E se si va a un accordo con M5S, è il Pd che finisce e muore". 

Ma allora perché votare per lei? "Perché io e Anna Ascani (in ticket con Giachetti, ndr) – cui se vinco darò il compito di riorganizzare il partito anche perché è una trentenne e una ‘nativa democratica’ – siamo gli unici che pensano che il lavoro fatto finora sia da salvaguardare e accrescere. Il Pd è la speranza del Paese".