Regioni a rischio, si riunisce la cabina di regia. Governo: "Abbiamo chiesto dati precisi"

Sileri: "Oggi vedremo un'Italia più arancione e più rossa". Ventuno gli indicatori presi in esame, ma non mancano le criticità. Fine settimana problematico in alcune città, dove le strade dello shopping e della movida sono state prese d'assalto anche senza mascherine. Ricciardi: "Limitare assembramenti o lockdown totale"

Coronavirus, la mappa dell'Italia con il Dpcm del 4 novembre

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Roma, 9 novembre 2020 - "Oggi vedremo un'Italia più arancione e più rossa". Si riunisce oggi la cabina di regia per l'emergenza Coronavirus, rinviata ieri su richiesta di alcune Regioni, e il viceministro alla Salute, Pierpaolo Sileri, intervenuto al programma Tagadà, su 'La7', preannuncia dei cambiamenti nella mappa tricolore. "Gli indicatori non riguardano solo i numeri delle terapie intensive", ha spiegato viceministro, secondo il quale le attuali misure contro la diffusione di Covid "dovranno essere la base per la convivenza con il virus per i prossimi mesi". Anche le anticipazioni sul rapporto settimanale dell'Istituto Superiore di Sanità sembrano andare in questa direzione. Intanto, l'Alto Adige gioca d'anticipo e si autoproclama zona rossa. Campania, Veneto e Toscana rischiano di cambiare status al termine di un fine settimana che in alcune città ha visto le strade dello shopping e della movida prese d'assalto, anche senza mascherine. Nel mirino per eventuali spostamenti di fascia ci sarebbero anche Umbria e Liguria. Escluso, invece, che regioni rosse o arancioni riescano a scendere a un livello meno grave: per abbassare i livelli di rischio servono almeno due settimane di monitoraggio.

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"Non si può fare la vita che facevamo prima, bisogna limitare i propri spostamenti", è l'avvertimento di Walter Ricciardi, consulente scientifico del ministro della Salute, intervenuto nel corso della trasmissione di Rai Radio 1 'In Vivavoce', commentando le immagini di assembramenti del fine settimana. "E' stato calcolato che se si incontrano 5 persone - ha aggiunto Ricciardi - si ha il 60% di possibilità di essere infettati, se questo comportamento, di una minoranza, non viene sanzionato o controllato è chiaro che tutta l'Italia sarà presto rossa e l'unica possibilità che avremo è quella di un lockdown nazionale".

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A specificare come si muove la Cabina di Regia è il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D'Incà ,a Start su Skytg24. "Sulla divisione del Paese in aree - ha spiegato - cerchiamo di fare sì che ci siano dei passi in avanti, rispetto alle soluzioni che abbiamo adottato a marzo, attraverso 21 indicatori". E ha aggiunto: "Noi ci confrontiamo sui dati, è la parte più importante, e abbiamo chiesto i dati precisi e convalidati alle regioni". Poi ha concluso: "Ci vogliono soluzioni per fare sì che il paese non si fermi come a marzo".  

Il punto chiave della vicenda, infatti, sono proprio i dati: sono 21 gli indicatori presi in esame dalla cabina di regia per attribuire i "colori", ma la prima suddivisione, risalente appunto alla settimana scorsa, si fondava sui dati del monitoraggio della fine di ottobre. Troppi i numeri incompleti o in ritardo dalle Regioni. Lo stesso ritardo che ha fatto slittare la riunione, e la relativa decisione, prevista per la fine della scorsa settimana. Da 6 mesi infatti (l'istituzione della cabina di regia risale al 4 maggio, alla fine del lockdown) gli esperti facevano il punto al massimo entro giovedì, per presentare i risultati del monitoraggio venerdì, di rado sabato. Mentre il punto stampa al ministero di giovedì scorso non ha fornito i dati nuovi, limitandosi a spiegare che alcune regioni, soprattutto quelle a rischio più alto, "hanno un problema di stabilità del dato", per via delle difficoltà "nella raccolta", ha ammesso il presidente dell'Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro. Nel punto stampa di giovedì, Brusaferro ha ammesso: "Non abbiamo ancora dati aggiornati", annunciando che sarebbero stati presentati il giorno dopo per poi correggersi con un più prudente "entro 48 ore".

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Di certo non mancano le criticità: se il sistema di monitoraggio promette di fornire una griglia oggettiva e incontestabile, che attraverso algoritmi prestabiliti dovrebbe produrre pressoché in automatico il quadro aggiornato della situazione, le variabili sono tante e tali da renderlo traballante. Anzitutto, come detto, i tempi: le difficoltà della raccolta dati, ma anche il virus stesso che, si sa, confonde le acque già di suo, manifestandosi dopo giorni dal contagio. Se oggi registriamo mille nuovi casi si tratta di persone infettate anche dieci o dodici giorni fa. E' come osservare una stella distante anziché diversi anni luce diciamo due settimane luce: quello che vediamo al telescopio è il riflesso remoto di una cosa già avvenuta. Questo condiziona anche l'indice Rt, ritenuto dagli esperti tra i criteri più affidabili: l'"attuale" indice Rt italiano, all'1,7, risale in realtà a molti giorni fa. Per di più, per stessa ammissione dell'Iss, che sul suo sito invita invece a prendere questo valore con la dovuta prudenza, l'Rt si calcola solo sui casi sintomatici, quindi sfugge l'enorme massa di asintomatici, che fino alla fine dell'estate il sistema riusciva a tracciare con discreta efficacia e ora sono sostanzialmente lasciati a casa, nella migliore delle ipotesi, essendo i tamponi riservati ormai, spesso, solo a verificare la positività in chi ha sintomi.