Diario da Chernobyl, giorno 2

Foto di Emanuele Cosimi e Francesca Gorzanelli

Il grande silenzio

Il grande silenzio

GIORNO 2

Chernobyl, 19 marzo 2018 - Oggi il sole particolarmente caldo ci ha invitato a stare all'aria aperta. Abbiamo dedicato l'intera mattinata all'esplorazione dell'antenna militare Duga e della adiacente città militare. Questa antenna fu costruita in epoca di guerra fredda per intercettare eventuali attacchi missilistici da parte dell'America. Ne esistevano tre su tutto il suolo della ex unione sovietica. Due vennero smantellate dopo la caduta dell' Urss, questa non fu possibile in quanto la detonazione che serviva per abbatterla avrebbe potuto creare una scossa tellurica che avrebbe potuto danneggiare il reattore quattro, coperto dal precario sarcofago. Questa antenna, che vista nelle fotografie di solito non attrae, vista di persona lascia sempre a bocca aperta. È uno degli "oggetti" che più piace ai turisti. Il resto della giornata è stato dedicato alla città fantasma di Pripyat. Monica, 59 anni, è al suo quarto viaggio nella Zona. Conosce bene i luoghi del disastro, ma ad ogni viaggio si emoziona come fosse il primo. Al tramonto, abbiamo passeggiato sul fiume ghiacciato, come facevano gli abitanti di questa città, tanto che lei, con voce spezzata dall'emozione, ci ha confessato: "questi luoghi sono una continua scoperta e regalano sempre emozioni indescrivibili. Quando le amiche mi chiedono dei miei viaggi, per quanto mi sforzi a raccontare ogni dettaglio, non riesco a trasmettere le sensazioni che si vivono qui. "Quando dico che questi territori sono un immenso museo a cielo aperto, intendo questo. Non puoi raccontare un quadro di Monet. Devi vederlo.